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Il contributo di Pinuccia Montanari al Festival di Bioetica 2022 (Santa Margherita Ligure 27 e 28 agosto) è incentrato su “Etica dell’ambiente. Economia circolare. Riduzione e emissioni CO2”. Grazie alle sue competenze nel campo specifico, la dr.ssa Montanari svolge anche il ruolo di Coordinatrice del Comitato scientifico dell’Ecoistituto ReGe, realtà che collabora con l’Istituto Italiano di Bioetica nell’organizzazione dell’evento. Le rivolgiamo alcune domande a partire dalle premesse del suo ragionamento . Perché ha scelto di fare riferimento ad un testo degli anni Settanta: ‘ I limiti dello sviluppo’ elaborato dal Club di Roma?
Il testo ‘I limiti dello sviluppo’ elaborato dal Club di Roma oramai tanti anni fa e diffusissimo negli anni Settanta ed Ottanta esaminava 5 fattori nell’analisi di prospettiva, rispetto allo scenario del mondo
• 1. Crescita dell’industrializzazione
• 2. Aumento della popolazione
• 3. Insufficienza di cibo ed acqua
• 4 progressivo consumo di risorse non rinnovabili
• 5 . Deterioramento dell’ambiente per inquinamento
Le considerazioni che emergevano erano importanti allora, ma lo sono ancor oggi, ovvero I limiti fisici della crescita economica saranno superati con disastrose conseguenze, se si faranno scelte a breve termine e localistiche senza una visione globale del pianeta. Il riequilibrio dell’incremento demografico e della produzione materiale devono tener conto dei vincoli posti dall’ambiente e dal progressivo esaurimento delle risorse non rinnovabili (il bel libro di Enzo Tiezzi ‘Tempi storici, tempi biologici’ riprendeva queste tematiche).
Esistono dei Limiti del PIANETA nell’assorbire le varie forme di inquinamento prodotte dallo sviluppo (Gas a effetto serra, CO2, Biodiversità in declino con conseguenze sugli equilibri dell’ecosistema complessivo).

Lei ha analizzato la produzione di CO2 in relazione ad eventi straordinari di impatto globale quale: la pandemia, la guerra o la crisi finanziaria del 2008. Vuole condividere con noi le considerazioni che ha elaborato sulla base di quanto ha osservato?
Ho esaminato i dati relativi alla CO2 ed ho effettuato un confronto 2020-2021 rispetto al 2019. Nel 2020 si è verificato 6.3% in meno di Co2 rispetto al 2019. Nel 2021abbiamo assistito ad un aumento del 4,8% in più rispetto al 2020 e 1,5% in meno rispetto al 2019.
Gli Obiettivi da realizzare (abbiamo aderito come paese Italia) sono chiari, ovvero meno 4% annuo (in base all’Accordo Parigi) e meno 8% annuo (in base ai Patti di Glasgow).
È interessante mettere a confronto la riduzione di CO2 quando capitano eventi straordinari: durante la Crisi finanziaria del 2008-2009 la riduzione della CO2 è stata di 380 milioni di tonnellate. Durante la seconda guerra la riduzione di Co2 è stata stimata in 840 milioni di tonnellate La riduzione della CO2 è stata mondiale.
Chi contribuisce di più alla produzione di Co2? Chi contribuisce a emissioni di CO2?
In primo luogo i Combustibili fossili, poi la Produzione di cemento: insieme nel 2019 hanno prodotto 35.332 milioni di tonnellate di Co2. Nel 2020 abbiamo ridotto del 6,3% la produzione di CO2 in questi settori ovvero 2.332 milioni di tonnellate. Un altro elemento che ho analizzato riguarda l’Inquinamento No2 prima e durante il lockdown. Vanno poi esaminati con attenzione gli effetti del cambiamento climatico e le conseguenze del cambiamento climatico. La foresta amazzonica non è più il polmone verde del mondo. Infatti negli ultimi 10 anni ha rilasciato il 20% in più di Co2 rispetto a quella assorbita. Mi sono riferita ad una ricerca che è frutto di un progetto denominato Carbon monitor, realizzato da istituzioni importanti istituti di ricerca. I principali settori della ricerca esaminati sono:
• Generazione di energia
• Industria
• Trasporto su terra( meno 11% di Co2 in epoca Covid ovvero 709 milioni di ton)
• Trasporto aereo ( meno 23% ovvero meno 503 milioni di ton. Di Co2)
• Uso residenziale
I Paesi che sono stati considerati (12) hanno ridotto la CO2 in modo significativo, ovvero: Brasile (-9,7%); Usa (-9,5%); Spagna (-12,7%); Francia (-9%); Regno Unito (-8,8%); Italia e Germania (-7%).
Ho poi riscontrato una correlazione tra COVID e domanda di energia.
Nei mesi marzo-maggio 2020 abbiamo constatato Meno 1877 GWh al giorno con 3.120 morti al giorno, meno 5 milioni di tonnellate di CO2. Nel periodo ottobre-dicembre 2020 il dato era meno 11,3 GWh al giorno con 4.684 morti e meno 0,5 milioni di Co2.
Sulla base di queste evidenze si può ipotizzare una correlazione di questo genere:
• Meno energia consumata, meno morti per Covid, più CO2 risparmiata
• Più energia consumata, più morti per Covid ,meno Co2 risparmiata.

Alla luce di quanto ha descritto, quali azioni occorre mettere in campo nel breve e medio termine per ridurre la CO2?
La domanda è corretta. Tento qualche suggestione e proposta.
• 1. Lo smart working ha contribuito (nel settore del trasporto terra) per il 11% alla riduzione di CO2 durante il lockdown (ricordiamoci che per mantenere gli impegni di Glasgow dovremmo ridurre annualmente la CO2 del 8%)
• 2. L’economia circolare può contribuire alla riduzione di CO2 basandosi sul recupero di materia
• 3. La piantumazione di alberi può sensibilmente contribuire alla riduzione della CO2
• 4. Le città hanno un ruolo determinante con i Piani per l’energia sostenibile e per il clima (attraverso efficienza energetica, risparmio energetico, utilizzo di fonti rinnovabili, mobilità sostenibile)
• 5. I comportamenti sostenibili possono contribuire a ridurre la CO2: ad esempio bisognerebbe rendere obbligatori i piani per la riduzione della produzione dei rifiuti
• 6. La giustizia climatica
• 7. La democrazia ecologica
Una delle possibili risposte riguarda l’economia circolare. Occorre passare da un’economia lineare che crea valore perso (produco, utilizzo, scarto) ad un’economia circolare che crea valore aggiunto basata sul recupero di materia (produco, utilizzo, recupero).
Ciò fa bene all’ambiente e al lavoro.
Ci sono due tipi di flussi: i flussi biologici che possono essere reimmessi in natura e fanno fronte ai problemi di desertificazione, impoverimento dei suoli, ecc.. Poi ci sono i flussi tecnici che possono essere reimmessi nel ciclo produttivo in una nuova ECONOMIA CIRCOLARE, basata sul recupero di materia (efficienza nell’uso delle materie, effetti positivi su lavoro e ambiente). Dall’analisi effettuata dal Progetto Carbon Monitor emerge come la scelta dello smart working sia essenziale per ridurre la CO2 e mantenere gli impegni assunti a Glasgow. Questa prospettiva è a mio avviso necessaria perché si realizzi un’autentica prospettiva etica per il futuro dell’ambiente, della salute e degli ecosistemi. Che ruolo ha il PNRR nel quadro generale che ci ha descritto?
Oggi occorre vegliare sul PNNR per verificare che ogni progetto rispetti la Direttiva DNSH per due ragioni
• 1. Perché il PNRR nasce dalla necessità di far fronte ai cambiamenti climatici
• 2. Perché i fondi saranno erogati se si rispettano i criteri indicati nel principio DNSH (Non arrecare danno significativo all’ambiente, alla salute, agli ecosistemi).

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