Il nuovo Codice Deontologico - Odontoiatria
Giorgio Berchicci
Il nuovo Codice Deontologico si sviluppa in percorsi diversi, paralleli e convergenti, che si aprono naturalmente nell’incontro tra Etica, Deontologia e Diritto; percorsi caratterizzati dalla riformulazione di questioni non del tutto risolte (come la pubblicità sanitaria e le forme societarie), che al centro vedono tecnica e valorialità quali nuclei essenziali della validità della norma giuridica e deontologica. Un articolato più ampio, e direi più aderente alle trasformazioni della professione odontoiatrica, illustra al Collega i “confini”1 dell’esercizio professionale, la sua antropologia e le sue origini antiche, che riconosciamo nella vita di tutti i giorni e che a volte non sappiamo spiegare bene a noi stessi.
I termini Medicina e Meditazione hanno come radice etimologica comune il termine greco Medomai, in latino Medeor. I significati sono a questo punto chiari: meditare e' occuparsi, prendersi cura.
"Al centro della filosofia antica è dunque la vita, il bios" secondo la affascinante teoria espressa da Pierre Hadot (Esercizi spirituali e filosofia antica, Einaudi, 2005 ).
Un qualcosa di simile, anche se non necessariamente sovrapponibile, nella inconsueta e acuta ipotesi di Franco Voltaggio, filosofo della scienza, secondo il quale la filosofia nasce dalla Medicina, per via dell'iter consequenziale che si percorre dall'anamnesi alla diagnosi (L’arte della guarigione nelle culture umane, Bollati Boringhieri, 1992).
In ogni caso, il medico e il filosofo sono dei sapienti, oserei dire degli iniziati,2 spesso il sapiente e l’iniziato vivono nella stessa persona, e per questo la loro relazione con il Dio e' di ricerca continua e assoluta, è un prendersi cura ininterrotto.
Un altro dei percorsi che si scorgono potrebbe essere compiuto nell' ambito della filosofia del diritto sulla validità della norma giuridica, e quindi deontologica. Dice Kelsen: "Fra il contenuto di una prescrizione giuridica e il contenuto di una prescrizione morale non può esserci alcuna differenza: ciò che cambia però è la maniera in cui la prescrizione viene presentata e specialmente la tecnica di cui il diritto si serve per garantire l'osservanza" (Kelsen, Dottrina pura del Diritto. Einaudi, 1964). E il fatto che ci siano delle sanzioni a rendere coercitivo il Diritto suggerisce la sua obbligatorietà, al pari della morale e del diritto naturale (Mario Motta, Kelsen e il Leviatano, Sellerio 2006).
E, ancora, Mario Motta (op.cit.) sottolinea che "C'è almeno un aspetto in cui il diritto positivo può venire assimilato alla morale o al cosiddetto diritto naturale, ed è il suo carattere obbligatorio".
Sembra tuttavia che questa visione “verticalistica“ del Diritto non goda più di unanimi consensi, e che la trasformazione continua della società abbia prodotto uno scarto evidente anche nella sua organizzazione, al pari e sulla scia del decostruzionismo di Derrida. Si chiama Diritto Policontesturale, dalla felice pubblicazione di Gunther Teubner, una nuova prospettiva giuridica dei mondi sociali ( a città del Sole, 1999), in cui individuiamo una sorta di “ cascata di differenziazioni “tale da auspicare una riconsiderazione dei mutamenti che si individuano sia a livello sociale, con il cambiamento delle dinamiche professionali, esigenze professionali, che a livello di gruppi (sarà un caso parlare di medici e odontoiatri, di nuove esigenze professionali, di assetti trasformativi che investono la visione classica della professione medica?), che si producono in nuove identità.
Questa breve, e credo inconsueta, incursione in ambiti apparentemente diversi da quelli che noi abitualmente frequentiamo potrebbe essere di una qualche utilità per sottolineare pure la relazione della Medicina con la deontologia: non solo il senso del" dovere etico" già manifestato in Bentham e Kant, quanto una compenetrazione assoluta che si potrebbe spiegare così : non esiste una Medicina senza una deontologia, non può esserci un medico che non sia guidato da un'etica profondamente partecipata nel suo io (e quindi la meditazione…)
In Odontoiatria queste valutazioni sono addirittura moltiplicate dal fatto che essa si esercita per lo più in forma libero professionale: la tecnica rende questa specialità di interesse bioetico assoluto, non solo se guardiamo all'esercizio professionale quotidiano: ma se appena ci soffermiamo nei campi ben poco indagati della ricerca, della produzione di lavori scientifici, nel senso stesso del rapporto tra l'Odontoiatra e l'ambiente, tra l'Odontoiatra e la psiche della persona assistita, scorgiamo un universo culturale nel quale a fatica riusciamo ad addentrarci.
La valorialità che sottende questa tecnica si chiama in tanti modi: consenso informato, Educazione Medica Continua, alleanza terapeutica, condivisione.
Se la bioetica e la deontologia possono essere considerate come l'espressione di un percorso di meditazione l'una, la logica conseguenza in termini di dovere l'altra, il nuovo Codice Deontologico rappresenta il passaggio evolutivo con cui Medici e Odontoiatri insieme si propongono di percepire orizzonti, finora appena intravisti, sui quali si staglia inequivocabilmente la figura della persona assistita, alla quale si offre la condivisione di una chiara alleanza terapeutica. Che non è, come forse in passato a volte è stata, una vuota enunciazione di principi e di desideri irrealizzati, ma l’evidenza di una professione che si fonda su procedimenti scientifici illustrati alla persona assistita e da essa partecipati.
Naturalmente, non ci sono ( né potrebbero esserci ) articoli del Codice “dedicati” esclusivamente alla professione Odontoiatrica, pur essendo stato svolto un notevole lavoro preparatorio per poter conciliare in uno stesso articolato esigenze differenti ma accomunate dalla medesima concezione dei valori essenziali. Ma si nota la necessità di non invadere ambiti professionali estranei al loro percorso formativo, si vivono con particolare interesse la trasformazione della professione odontoiatrica, si utilizzano gli strumenti della pubblicità sanitaria in maniera consapevole e aderente ai principi deontologici espressi nel Codice, senza voler trasformare la attività professionale in attività produttiva di tipo commerciale.
Vivere il Codice non come un elenco di possibili ostacoli con punizioni, ma come una opportunità di crescita professionale e umana, mi sembra anche il giusto atteggiamento per affrontare l'era delle staminali in Odontoiatria, delle nanotecnologie, che offriranno alternative diagnostiche e terapeutiche delle quali bisognerà tener conto anche nella necessità di colmare i vuoti di un percorso formativo "classico", che non ha potuto o saputo prevedere gli sviluppi di una professione nella quale la tecnica e' sempre più presente e determinante, e proprio per questo ha bisogno di etiche e deontologie che la valorizzino senza avvilirla.
1 Uso il termine confine non in senso di limite invalicabile, ma nel senso di identità culturale che la professione odontoiatrica ha guadagnato in questi ultimi lustri.
2 Mi perdonerete se dico che l’esame di abilitazione professionale è la nostra iniziazione?