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La FNOMCEO ha avviato un processo di revisione del codice di deontologia medica.

L’Istituto Italiano di Bioetica – Campania ha partecipato alla consultazione delle organizzazioni sociali svoltasi il 5 aprile 2014 a Torino.

Il nuovo Codice Deontologico

Consultazione FNOMCEO

Raffaele Prodomo

Commento al nuovo codice deontologico dei medici italiani

Su invito della federazione nazionale dell’ordine dei medici e degli odontoiatri italiani, nella persona del loro Presidente Amedeo Bianco, abbiamo partecipato come Istituto italiano di Bioetica-Campania il 5 aprile scorso a un incontro-audizione tra la commissione incaricata dall’ordine stesso della revisione del codice deontologico e i rappresentanti di varie associazioni di bioetica. All’incontro ha partecipato in rappresentanza del nostro istituto Raffaele Prodomo che ha illustrato le proposte di modifica e integrazione dei singoli articoli con delle riflessioni di carattere generale fatte in premessa e che di seguito riportiamo (un’intervista televisiva a Prodomo fatta nei locali dell’ordine dei medici di Torino dove si è svolto l’incontro è visionabile sul sito internet www.videomedica.org )

Da codice deontologico a codice etico
Una prima riflessione di ordine generale è diretta alla natura del codice stesso: col progressivo passaggio da codice deontologico a codice etico, ossia da regole di condotta frutto del dibattito interno a una categoria professionale a norme condivise e discusse anche con tutti coloro che sono coinvolti nel mondo della salute. Crediamo sia la prima volta che alla stesura del codice, sebbene come audizione consultiva, siano chiamate rappresentanze della società civile, da sindacati a società scientifiche ad associazioni di malati e di consumatori, fino a rivolgersi potenzialmente e in ultima istanza anche al cittadino comune, il primo interessato per ovvi motivi a preservare o ripristinare la salute individuale e collettiva.
Interpreto così la mia presenza qui oggi in rappresentanza di una associazione di bioetica, l’Istituto Italiano di Bioetica – Campania, che ha sempre interpretato la ricerca e la divulgazione delle discussioni bioetiche come un esercizio di etica pubblica alla ricerca di regole condivise e non imposte, ed è solo incidentale il fatto che io sia anche medico.

Pluralismo etico e flessibilità deontologica
Nel dibattito europeo contemporaneo sono d’attualità i temi relativi all’integrazione in vari campi, economico, politico e culturale.
In campo economico siamo abituati a parlare del cosiddetto spread visto come elemento di ostacolo a una corretta integrazione economica e qualcuno potrebbe essere tentato da una soluzione analoga anche per l’integrazione della morale. Noi, invece, riteniamo che non sia proponibile per lo spread etico la stessa soluzione adottata, in sede europea, per quello economico. In altre parole, i differenziali etici non si possono azzerare in nome di un’omogeneità morale molto più difficile da raggiungere rispetto all’omogeneità dei parametri econometrici tradizionali. Un medico irlandese, stante il divieto costituzionale di aborto vigente in quel paese, avrà una concezione degli inizi della vita molto diversa da un medico francese o spagnolo, come pure un olandese e un belga non potranno, stante la legalizzazione dell'eutanasia in quei paesi, approvare un’etica di fine vita di un italiano. Che fare allora? Se non si può ottenere un consenso europeo su molte questioni controverse, allora si deve regolare e controllare il dissenso, in altre parole bisogna rendere compatibili i diversi modelli etici promuovendo la loro coesistenza in un codice flessibile.
Nessun codice, come del resto nessuna legge, può imporre regole non condivise!
In definitiva si tratta di prendere sul serio il vero pluralismo etico che presuppone sempre convinzioni etiche radicate e forti, cosa ben diversa dal relativismo scettico col quale si vorrebbe spesso confonderlo, in maniera evidentemente capziosa.

Libertà come componente essenziale della salute
Nelle versioni del codice adottate nella seconda metà del secolo scorso c'è stata indubbiamente una costante e progressiva acquisizione di diritti da parte del paziente, in particolare del diritto all’autonomia e autodeterminazione nel campo delle scelte di salute, riassumibile nello slogan che più volte mi capita di usare: se non si è sempre liberi dalla malattia si può comunque essere sempre liberi nella malattia!
In prima battuta la libertà dell'individuo sembrerebbe solo un vincolo collaterale che incanala la ricerca della salute perduta in un alveo liberale, la tante volte enfatizzata svolta della medicina dal paternalismo all'autonomia. Ma a ben vedere il concetto di libertà non funziona solo da vincolo esterno all'agire medico ma diventa suo scopo intrinseco, non nel senso che la medicina si ponga l'obiettivo di perseguire la libertà morale o politica, quanto piuttosto nel senso che la nozione di salute si può assimilare a una sorta di libertà organica, ossia capacità del corpo di darsi regole di vita flessibili, quello che Georges Canghuilhem chiamava normatività.

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