Genova, P.zza Verdi 4/4 - 16121

Luisella Battaglia

(da IL SECOLO XIX 25 SETTEMBRE —Arte e Società p.32)

UN VERO OUTSIDER
Cent’anni fa la morte di Simmel, il primo a capire che la modernità ci stava cambiando

Sociologo, psicologo, filosofo della cultura, Georg Simmel (1858-1918) - di cui ricorre domani, 26 settembre, il centenario della morte – ci offre un ritratto spirituale molto variegato. Spirito libero, pensatore marginale, outsider nella comunità accademica tedesca-- ebbe la cattedra di sociologia solo nel 1914 - ma molto conosciuto e apprezzato all'estero, appare come un nostro contemporaneo. A lui dobbiamo infatti, oltre ad opere fondamentali - basti citare "Sociologia", "Filosofia del denaro", "L'etica e i problemi della cultura moderna" - quell'apertura al mondo della vita che muove dal suo interesse per i fenomeni più minuti del sociale, per gli avvenimenti microscopici che
ne costituiscono la trama profonda. "La società esiste laddove più individui entrano in azione reciproca. Impulsi erotici, religiosi o semplicemente socievoli, scopi di difesa e di attacco, di gioco e di guadagno, di aiuto e di insegnamento, fanno sì che gli uomini agiscono l'uno per l'altro, con l'altro o contro l'altro". Ecco il mondo mobile e vibrante che è oggetto del suo studio, guidato da uno sguardo che muove dalla superficie della vita, dalle sue forme più effimere - la moda, la civetteria, il gioco, l'avventura - per interrogarsi sul loro significato segreto più profondo. La cultura filosofica non consiste per lui nella conoscenza di sistemi metafisici o nella professione di singole teorie, ma in una dinamicità intellettuale che si congiunge ai fatti più diversi per coglierne il senso, un atteggiamento spirituale che attraversa quindi ogni esistenza.
Ma soprattutto, il suo è un discorso che mira a segnalare la complessità dei processi sociali e l'ambivalenza delle tendenze che vi si manifestano. Un esempio? Simmel sottolinea come lo stile tu-multuoso della vita moderna, proprio per il suo carattere di massa, ha depresso la forma personale della vita e, tuttavia, gli sembra possibile evidenziare un movimento contrario: l'emersione di confronti, attriti, conflitti scatena infatti una molteplicità di relazioni che tendono a rafforzare quel sentimento dell'io che altrimenti resterebbe latente. La stessa pluralità di rapporti, la moltiplicazione dei legami di appartenenza a diverse cerchie sociali - famiglia, associazioni professionali, religiose, culturali, partiti, club, ecc. - garantiscono all'individuo possibilità di autonomia sconosciute alle epoche precedenti. In una società complessa, infatti, ognuno si trova al punto d'incontro di numerose sfere, indipendenti l'una dall'altra, ciascuna del- le quali gli pone imperativi e richieste spesso in conflitto ma tale dinamica sociale, anziché indebolire la nostra individualità, può rafforzarla. 'Il conflitto è la scuola in cui si forma l'io".
Senza dimenticare che a Simmel dobbiamo alcune delle analisi più penetranti dei temi che interessano l'attuale dibattito, dalle relazioni tra i sessi alle condizioni di marginalità. Da qui la particolare attenzione' per la figura dello straniero che, a differenza del viaggiatore che oggi viene e domani partirà, è colui che oggi arriva e domani resterà. Elemento, quindi, del gruppo sociale da cui mantiene tuttavia una distanza, insieme critica e creativa: non è vincolato nelle sue azioni dalle abitudini e dai precedenti, individua dei problemi dove tutti gli altri scorgono delle evidenze, mostra l'altra faccia delle cose già guardate. Né Simmel trascura la condizione e il destino di quella outsider in senso emblematico che è la donna nella cultura maschile. Quella femminile è, a suo avviso, la storia di un radicamento e di un'esclusione: le donne hanno vissuto per secoli contemporaneamente dentro e fuori, ai margini della civiltà dominante. In ciò consiste la tragedia del sesso femminile: «Nessuno si chiede che cosa siano le donne in se stesse e lo si può ben comprendere per il fatto che le norme e le esigenze maschili non valgono come specificamente maschili ma come obiettive, provviste di un valore assoluto e universale. Morale e diritto rappresentano pertanto la trasvalutazione etica, e quindi la legittimazione, dell'egemonia maschile».
Oltre ad aver identificato nelle relazioni tra i sessi uno dei problemi cruciali del mondo contemporaneo, il sociologo berlinese ha intuito l'importanza del concetto di genere come categoria esplicativa e interpretativa dei processi socio-culturali della modernità, prefigurando i lineamenti di una cultura specificamente femminile.
Morire senza eredi spirituali diretti è il destino dei filosofi marginali, come Simmel. Ma la loro eredità, per riprendere le sue stesse parole, "assomiglia a denaro in contanti che viene diviso tra molti eredi, di cui ognuno investe la sua parte in modo conforme alla sua natura, senza interessarsi dell'origine di quell'eredità".

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