Sede:
Milano, via Morimondo 5 (20143), negli spazi condivisi con l’Associazione REF (Ricerca, Educazione e Formazione per la qualità della vita dell’ammalato)
QUESTIONI BIOETICHE DI FINE VITA
Sabato 26 marzo 2022 Convegno on line gratuito
La nascita della Bioetica negli anni 70 ha posto al centro del dibattito le cosiddette questioni di "uscita dalla vita", stimolando una progressiva presa di coscienza nei confronti dei problemi connessi al morire.
Se la morte è per l'uomo un evento inevitabile, è anche un fatto eminentemente personale, da assumere coscientemente e responsabilmente come momento riassuntivo dell'intera esistenza.
Da qui deriva la necessità della cura al morente, il cui principio etico fondamentale si risolve nel favorire la dimensione propriamente umana del morire. Ma da qui anche l'emergere di questioni che riguardano la libertà dell'individuo rispetto al potere medico e i valori di autonomia e di dignità della persona.
E' infatti proprio la capacità della scienza e della tecnologia di ritardare indefinitamente la morte a far nascere la richiesta di riprendere possesso della propria vita.
LAVORO, IDENTITA', ETICA
Il 10 settembre 2021 presso l'Abbazia Mirasole Opera (Mi) si tiene il corso organizzato dalla sezione Lombardia dell'Istituto Italiano di Bioetica
Lavoro, identità, etica sono elementi che, in questo momento storico, in particolare durante la pandemia, concorrono a ridefinire la “crisi esistenziale”, che ciascuno di noi vive, non in termini dinamici, cioè come “essere nel tempo”, ma in termini depressivi come “paura della morte”.
Il corso verterà quindi su tre temi principali, tra loro interdipendenti, che concorrono al benessere e all’equilibrio soggettivo e intersoggettivo: lavoro, identità, etica.
Armonizzare queste tre dimensioni di vita, significa ristabilire un nuovo equilibrio, ricollegandoci alle nostre origini e alla nostra “essenza”.
Quale percorso da intraprendere per la nostra generazione?
Quale ruolo lo Stato, gli Enti e gli Organismi Socio-Sanitari. E, in particolare, cosa significa esattamente parlare di Salute Globale (PNRR), in base ad un approccio “ONE HEALTH” della sanità, per un concetto di sanità circolare, che non può prescindere dalla salute degli animali e dell’ambiente.
Un concetto di salute circolare che rilanci la prevenzione, attraverso strategie che non si occupino solo di farmaci e vaccini in vista delle future epidemie, ma che possano prevenirle, attraverso strategie di intervento mirate alla realizzazione di una salute circolare, concetto ormai ampiamente condiviso da tutti gli organismi
internazionali.
“Navigare è necessario, vivere non è necessario”
Forse, mai più di ora la frase di Pompeo Magno (politico romano, 106-48 a.c.) risuona nella nostra mente come esortazione ad “affrontare il mare burrascoso per portare a Roma il grano”, da intendersi, ai giorni nostri, come spinta ad impegnarci su vari livelli per il bene comune e superare le difficoltà emergenti, nonostante la paura e le avversità del momento che tendono a bloccare le nostre azioni in qualsiasi direzione. La salvaguardia della vita, in primis, riferita a ogni essere vivente, per non lasciare alle nuove generazioni la possibilità di una vita che non sia “vita”, ma paura e angoscia, per ciò che abbiamo distrutto in un secolo di potere economico. E’ necessario un recupero della salvaguardia dell’ecosistema, della salute pubblica, del “giusto” lavoro, in un contesto di solidarietà sociale ed etica, al fine di recuperare e attivare la parte migliore del “sé”, sia individuale che sociale come condivisione, compartecipazione, bene-essere, giustizia.
L’analisi della situazione attuale ci conferma quanto segue:
- l’impossibilità di usufruire di una natura che non viene rispettata;
- la decadenza di valori etici sia individuali che sociali;
- la mancanza di lavoro che produce povertà e induce la persona ad uscire da
un sistema di cui non si sente più parte attiva, con la possibilità che ne derivino vissuti e comportamenti estremi, perché incapace di trovare soluzione ai propri problemi;
- Una diffusa angoscia esistenziale.
- Una sanità che necessariamente deve evolvere, potenziare una medicina di prossimità, utilizzando l’implementazione di tecnologie, sempre più all’avanguardia, grazie ai risultati ottenuti dall’intelligenza artificiale e dalla telemedicina, ancora guardata con sospetto, non solo dai malati, ma anche da alcuni medici.
Parteciperanno, come relatori e conduttori di gruppi esperienziali, oltre ai politici, anche rappresentanti di categorie di lavoratori, giuristi, bioeticisti, ricercatori, medici, veterinari, psicologi, filosofi e cittadini, per un apprendimento e confronto reciproco, con l’intenzionalità di proporre nuove ipotesi di intervento, per riemergere dal caos attuale e intraprendere nuovi percorsi di vita.
PROGRAMMA
Lavoro, identita, etica_Lombardia_sett_2021.pdf
ATTI DEL CONVEGNO
MIlano - atti convegno bioetica 2021
OBBLIGO VACCINALE: IL BENE COMUNE PREVALE SULLA LIBERTA' INDIVIDUALE
La riflessione del prof Giorgio Macellari sull'obbligo vaccinale. Articolo pubblicato anche su Corriere Salute (gennaio 2021)
Credo che in merito all’obbligo vaccinale contro Covid-19 sia in corso una polemica sul nulla. In Italia abbiamo già vaccinazioni obbligatorie (contro tetano, polio, difterite, epatite B…) e nessuno – ad eccezione di una bizzarra minoranza – si sogna di negare ai propri figli una protezione così preziosa da malattie che fino al secolo scorso imperversavano senza controllo, seminando patimenti e morte.Inoltre la legge prevede l’obbligo di indossare caschi in moto e cinture in auto, ma nessuno inveisce contro un tiranno che limita la libertà personale. La ragione è semplice: a chi sostiene spavaldamente “la testa è mia e ne faccio quel che mi pare”, lo Stato fa notare che no, la testa non è solo tua, se te la rompi le conseguenze causano costi sociali che gravano su tutti, erodendo risorse pubbliche e spargendo sofferenze prevenibili.
Chi si oppone all’obbligo vaccinale cita l’art. 32 della Costituzione, ma a sproposito: declama la prima parte,ove si dice che nessuno può essere costretto a un trattamento sanitario, ma dimentica la postilla “…se non per disposizione di legge”. Dunque in certi casi lo Stato può o deve forzare a trattamenti sanitari. Quando? Quando il diniego di uno può essere lesivo della salute di altri.
E che dire della titubanza di alcuni operatori sanitari? La trovo inammissibile. Medici e infermieri hanno studiato sodo per offrire cure basate su dati scientifici: imperfette, certo, ma le migliori esistenti. E visto che il nuovo vaccino risulta efficace e sicuro, non usarlo per prevenire una malattia così odiosa è insensato; inoltre apre al codice penale: contagiare soggetti fragili può procurare la morte. Dagli operatori sanitari mi sarei aspettato un’adesione totale, invece una parte si rifiuta, diffida o indugia, alimentando una confusione da cui i negazionisti attingono per infiammare gli animi. Mi chiedo, spiazzato, cosa hanno studiato per fare e quale senso etico hanno maturato nel loro percorso di lavoro a fianco del dolore.
Insomma, a certe libertà individuali si deve rinunciare per difendere il bene collettivo. Una semplice regola con radici antiche, non serve ridiscuterne. Eppure qualcuno si irrigidisce su posizioni irrazionali, oltre che egoistiche fino all’irresponsabilità: pur di tener fede alla propria ideologia – non importa se priva di argomenti comprensibili – è disposto a sacrificare il bene altrui. Difficile giustificare un siffatto comportamento asociale. Senza contare quanto sia complicato e lento organizzare campagne di persuasione educativa:in questa fase d’emergenza manca il tempo per vincere pacatamente le resistenze che preannunciano la difficoltà di raggiungere la dovuta immunità di gregge. Campagne di questo genere vanno sì messe in atto, con il sostegno di chi ha l’autorevolezza mediatica per dare il buon esempio. Ma non vedrei alcunché di malvagio o antidemocratico nel rendere obbligatoria la vaccinazione, se il tasso di rifiuto superasse la soglia critica.
Prof Giorgio Macellari