La settima edizione del Festival di Bioetica (organizzato dall'Istituto Italiano di Bioetica a Santa Margherita Ligure, 24 e 25 agosto 2023) è dedicata alla BELLEZZA, tema affascinante e anche stimolante se affrontato nelle sue varie sfaccettature. Il punto di vista dell'economia, per esempio, può presentare notevoli spunti di riflessione che Franco Manti, componente del Comitato scientifico del Festival, sinteticamente illustra in questa intervista, nonostante le complessità degli argomenti.
La bellezza è anche traino dell'economia se sceglie di diventare "espressione di un modello di sviluppo". L'osservazione è interessante e suscita parecchi interrogativi: sulla sostenibilità, sulla praticabilità, sui gusti... insomma non sembra di semplice declinazione. Lei che ne pensa?
La bellezza costituisce un legame connettivo che consente di progettare e attuare lo sviluppo del territorio come integrazione dinamica fra sostenibilità ambientale, economica e sociale. L’economia della bellezza comporta un modello di sviluppo e di distribuzione delle risorse innovativo che coniuga patrimonio paesaggistico, artistico, culturale, architettonico, enogastronomico e si caratterizza come espressione di una visione che pone al centro dello sviluppo economico la qualità della vita e la produzione di ben-essere nel presente e per le generazioni future. Una ricerca recente del Centro Studi di Banca IFIS (parteciperà al Festival il Dott. Carbotti Direttore dell’Ufficio Studi) rileva come l’economia della bellezza risulti fondamentale per la competitività delle imprese che hanno fatto della sintesi fra etica ed estetica un elemento distintivo della propria identità, una caratteristica della purpose economy (propria delle imprese che hanno uno scopo sociale, un social impact in termini di sostenibilità). Un solo dato, fra gli altri, che consente di rispondere al quesito sulla praticabilità: l’economia della bellezza ha contribuito al PIL del nostro Paese per il 24% nel 2021 e appare ulteriormente in crescita. Quanto ai gusti, l’economia della bellezza offre un’ampia gamma di scelte rispetto alle quali ognuno può orientarsi a seconda delle sue esigenze. Un ultimo aspetto è quello concernente la sostenibilità che è, per così dire, intrinseca all’economia della bellezza la quale sarebbe impossibile a prescindere da essa perché sviluppo sostenibile significa integrazione fra le dimensioni economica, sociale e ambientale della sostenibilità.
Quali sono i temi specifici, da questo punto di vista, che il Festival metterà a fuoco?
Anzitutto la relazione fra economia della bellezza e modello di sviluppo qualitativo. La sostenibilità, che, come si è detto, è il fondamento stesso di tale economia, implica un approccio sinergico fra tutti i soggetti interessati e una visione dinamica capace di generare innovazione che coniughi sviluppo economico e qualità della vita delle persone. In secondo luogo, si centrerà l’attenzione sulla produzione di valore materiale e immateriale dell’economia della bellezza e sul contributo che essa dà e può , ancora dare allo sviluppo del Made in Italy; infine, si prenderà in considerazione il rapporto fra identità dei territori, innovazione economica, produzione di valore nella prospettiva della purpose economy
La transizione, anzi le transizioni che il mondo sta affrontando hanno bisogno di pensieri 'alti' e 'differenti' e la bioetica è chiamata a dare un contributo importantissimo anche in riferimento al modello di sviluppo. Che tipo di contributo può portare alle tante complessità in campo?
Il contributo che può dare la bioetica è strategico a condizione che quanti se ne occupano siano consapevoli della necessità di riconsiderane i confini disciplinari. In tal senso l’Istituto italiano di Bioetica costituisce un punto di riferimento perché, da sempre, coniuga la dimensione umana della bioetica con le questioni morali concernenti gli animali e l’ambiente. Una bioetica, dunque, che non si limiti all’etica medica e che sia, effettivamente, etica del mondo vivente con tutte le sue implicazioni comprese quelle ambientali. Alla luce di questa premessa, si comprende come anche l’economia e, in particolare, quella della bellezza, possa e debba costituire un campo d’interesse per la bioetica, poiché il modello di sviluppo qualitativo, centrato sull’economia circolare, implica una consapevolezza collettiva dove, nelle strategie di sviluppo, il bello non è solo un valore estetico, ma un fattore fondamentale di produzione di valore materiale e immateriale, per noi e per le generazioni future, generato dall’integrazione fra cura di sé, degli altri (compresi gli animali non umani), di quanto ci circonda. Ciò rende evidente quanto sia imprescindibile il contributo della bioetica nell’accezione che ne ho dato.
Intervista a cura di Tiziana Bartolini