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Il dono del corpo ci mantiene umani dopo la morte. Editoriale di Luisella Battaglia

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Il mancato rispetto del Patto di Parigi sul clima: il Tribunale amministrativo di Parigi cita in giudizio lo Stato francese
di Luisella Battaglia
Il Tribunale amministrativo di Parigi ha citato in giudizio lo Stato francese per il mancato rispetto del Patto di Parigi sul clima. Pena modestissima, 1 Euro, ma impatto simbolico enorme. Su questa base è possibile infatti avviare un importante dibattito su un tema di cruciale interesse per il nostro tempo, quello della giustizia ambientale. Che cosa significa? Da dove trae origine tale concetto? Si tratta di una nozione nata negli anni ’70, sull’onda dei movimenti ambientalisti sorti per contrastare i fenomeni legati all’inquinamento, che si è progressivamente sviluppata fino a divenire una sorta di paradigma capace di affrontare diverse questioni di grande complessità, quali il cambiamento climatico, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, la salute e la sicurezza dei lavoratori, i pesticidi, la gestione delle aree verdi e dei parchi pubblici, lo smaltimento dei rifiuti, l’ubicazione degli impianti industriali, il riciclo, l’energia, la tutela della fauna etc. Quello che emerge da questo primo sommario elenco è lo stretto collegamento tra rischi ambientali e diseguaglianze economiche e sociali. Quali? Innanzitutto, la diseguaglianza nella distribuzione dei beni ambientali ma anche il mancato riconoscimento dei gruppi sociali più vulnerabili e, conseguentemente, la loro esclusione dal processo sociale e politico. Ma sono proprio queste, a ben riflettere, le tre fondamentali dimensioni della giustizia: distribuzione, riconoscimento, partecipazione, tutte comprese nella nozione di giustizia ambientale. Oggi stiamo diventando infatti sempre più consapevoli, anche a causa dell’emergenza pandemica, dell’idea di salute globale e della necessità di puntare su una seria politica dell’ambiente, secondo lo spirito che anima il nuovo piano d’azione per l’economia circolare lanciato dalla Commissione Europea nell’ambito del Green Deal. Sta crescendo anche la consapevolezza che distruggendo la Terra rompiamo un patto tra le generazioni. Quali diritti neghiamo a chi viene dopo di noi? Il discorso sui “diritti delle generazioni future” ci richiama all’etica della responsabilità, all’imperativo ecologico esemplarmente formulato dal filosofo Hans Jonas: “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione non distruggano la possibilità di un’autentica vita umana sulla Terra”.
Accanto a questi segnali di una nuova sensibilità, che potrebbe dare origine ad una vera e propria svolta culturale, mi sembra degno di nota il ruolo che può svolgere in tale processo la cosiddetta giurisprudenza innovativa, la via giudiziaria ai nuovi diritti e quindi a una nuova idea di giustizia.Si tratta di un tema ben noto nel nostro paese. Basta guardarsi indietro per verificare quanto in Italia la conquista dei diritti civili sia avvenuta per via giudiziaria, dall’abbattimento dei divieti della legge 40 sulla fecondazione assistita, alla legge sul biotestamento, frutto della lunga lotta di Beppino Englaro che ottenne dai magistrati il via libera per staccare la spina alla figlia Eluana, alla stepchild adoption, ossia la possibilità per coppie omosessuali di ottenere l’adozione da parte del genitore non biologico della figlia o del figlio del partner, con la prima sentenza, firmata nel 2015, ben prima che venissero approvate le unioni civili.
Nonostante gli importanti passi avanti con la direttiva europea del 2008, relativa alla tutela penale dell’ambiente, serve tuttavia un ulteriore scatto in avanti per garantire a livello europeo un livello sanzionatorio effettivamente uniforme, ove la parola ‘responsabilità’ non resti una mera enunciazione di principio. A fronte di una forte domanda di giustizia ambientale, testimoniata dalle migliaia di giudizi promossi contro Stati, agenzie governative, imprese private aventi a oggetto il cambiamento climatico, occorre una risposta globale, mediante, ad esempio, la più volte auspicata istituzione di una Corte penale europea dell’Ambiente, dal momento che nulla come l’ambiente è sistemico, interdipendente, globalizzato.

Articolo di Luisella Battaglia pubblicato il 9 febbraio 2021 (Il Secolo XIX)

Ambientalismo per via giudiziaria

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