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Sede:

Napoli, via Girolamo Santacroce 15

 
Giorgio Berchicci
Eluana e la società liberale
Adesso che il corpo ha finalmente cessato di esistere, tutti si rincorrono per discutere ed approvare una legge sui temi di fine vita.
La vicenda tormentata e disumana di Eluana Englaro ha squarciato un sipario di piombo su una serie interminabile di problemi sui quali, dispiace dirlo, sarebbe stato opportuno sentire qualcosa di saggio e di elevato: invece, siamo stati tutti disturbati dal clamore e dal basso livello di discussione (lo sostiene il Pastore valdese Giovanni Anziani in una intervista al “Quotidiano” del giorno 11-2-2009, che parla di “Un tono da retrobottega della politica” e credo che abbia ragione ) che si è sviluppato sia in televisione che sui giornali.
Le uniche parole di dolore vero e di sincera pietà sono state espresse dal Vescovo Bregantini, che, intervistato dalla “Stampa” di Torino, ha parlato di “inutile accanimento terapeutico nel tenere in vita un essere umano che non ha alcuna prospettiva di guarigione”.
In compenso, però, credo che tutti si siano finalmente resi conto che la Bioetica, materia per sua natura multidisciplinare, non è solo - e forse non è più – uno sbocco interessante nel dibattito filosofico-giuridico, nel quale discutere di etica medica, di risorse o di diritti individuali: ormai si parla senza mezzi termini di Biopolitica e di Biodiritto (io stesso ho conseguito il Master in Bioetica presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli). La Bioetica quindi è politica! E la stanno facendo diventare una forma raffinata e crudele di controllo sociale! Entrambi gli schieramenti partitici presenti nel Parlamento della Repubblica Italiana non intendono rinunciare alla prerogativa di controllare i Cittadini persino nella loro intimità. E, poi, parlano pure di liberalismo… Ma può essere compatibile, il controllo sociale, con uno Stato autenticamente liberale? Vero è che mai in Italia c’è stato un vero liberalismo, ma insomma…
La giovane Eluana Englaro, come ormai tutti sanno, fu vittima di un incidente stradale nel quale riportò un trauma cranico e la frattura della seconda vertebra cervicale. Fu ricoverata immediatamente nell’Ospedale di Lecco, già in coma profondo. Tralascio di ripercorrere le tappe legate a questo primo anno di coma, ma dopo un anno, essendo stata trasferita all’ospedale di Sondrio, già si poteva parlare di stato vegetativo permanente.
A questo punto, per la scienza medica è del tutto inutile parlare ancora di speranza… la corteccia cerebrale va incontro a degenerazione irreversibile, e con essa, scompaiono i sentimenti, l’intelletto, gli affetti e la coscienza, tutte funzioni di cui la corteccia è responsabile. Scompare la percezione del dolore, della sofferenza, il senso della fame e della sete.
Rimangono le funzioni di cui è responsabile il tronco encefalico, quindi apre e chiude gli occhi, ma non vede; fa strani movimenti con la bocca, ma sono tremori clonici, gli arti sono scossi da un tremore continuo e sono in posizione equina.
La paziente riesce a fare la pipì solo con catetere e solo con un clistere ogni due giorni riesce ad evacuare. Va lavata e asciugata di continuo per evitare le piaghe da decubito e ogni due ore va rigirata nel letto. Deve essere sollevata di continuo per poter far arieggiare le parti del corpo a contatto con il letto.
Una condizione, insomma, di totale dipendenza dagli altri, non dignitosa. E, per molti di noi, questa viene definita vita!
Questa è la condizione di tutte le persone (e sono circa mille in Italia ) che vivono in stato vegetativo permanente, e che non hanno alcuna speranza di miglioramento.
Ma non si possono interrompere l’idratazione e l’alimentazione, che avvengono per il tramite del sondino naso-gastrico, e guai a parlare di accanimento terapeutico. Ma credete che tutte queste cose non siano conosciute dai medici e dagli alti esponenti della Chiesa? E credete che non sappiano che il criterio di morte cerebrale non è accettato in tutto il mondo, e che in Giappone, ad esempio, adottano il criterio di morte corticale per definire lo stato di morte di una persona? E credete che non sappiano che idratazione e alimentazione non sono semplici alimenti come pane e acqua, ma nutrizione sofisticata che è una vera e propria terapia?
Lo sanno, lo sanno, ma per la Chiesa la via della Redenzione passa attraverso la sofferenza, e i medici si lasciano di sovente prendere da “obiezioni di coscienza” per il lavoro che fanno. Certo, non dico che non debbano averne, ma non hanno alcun diritto di rilasciare interviste nelle quali fanno percepire che, chissà... forse, certo non possiamo dire nulla di definitivo, tutto può succedere. Ma che deve succedere? Perché mantenere in vita un’illusione? Solo un miracolo vero può salvare una persona in quello stato, e se riesce quel miracolo può riuscire anche quello di farla resuscitare (è successo anche questo, sembra!).
L’articolo 2 della nostra Carta Costituzionale parla di diritti inviolabili del Cittadino, e l’art 4 della Dichiarazione fondamentale dei diritti dell’Uomo dice che nessuno può essere sottoposto in schiavitù (ma perché, tenere un corpo attaccato ad un sondino senza speranza di salvezza non è come tenerlo in schiavitù? E se non siete d’accordo, è sequestro di persona...); la Convenzione di Oviedo, poi, stilata proprio per tentare di dare delle norme condivise in materia di cure personali, dice chiaramente che nessuno può essere costretto a cure che non vuole (esattamente come il secondo comma dell’art 32 della nostra Costituzione ). Ebbene, nonostante ci sia un chiaro indirizzo dei più importanti documenti universali in favore della libertà di scelta dell’individuo, i nostri parlamentari continuano a voler “normare” la nostra intimità. Ce li siamo già visti nella camera da letto, con la legge sulla fecondazione assistita, adesso ce li ritroveremo sul letto di morte a stabilire anche come e quando dobbiamo morire. E’un’indecenza!
E’ che il voto cattolico fa gola a tutti, e così questo Parlamento di nominati fa a gara per essere più papista del Papa.
Un organo puramente consultivo, come il Comitato nazionale di Bioetica, è stato via via infarcito di membri di dichiarata fede cattolica, con il brillante risultato che da anni la sua attività è totalmente paralizzata e non si giunge a produrre uno straccio di documento con il contributo di tutte le sue componenti. Per curiosità, andate a leggervi il Documento “L’alimentazione e l’idratazione di pazienti in stato vegetativo persistente” e vi troverete di fronte al ridicolo che uno stesso documento è stato approvato in diverse parti disgiunte: la prima, firmata dai componenti di fede cattolica; la seconda, una postilla di Mauro Barni; la terza, una postilla dei “Laici” che contraddice le tesi dei cattolici. Infine, una postilla firmata dal Prof. Busnelli che cita lo Zingarelli per la definizione di cura e di prendersi cura (oggi è tanto di moda distinguere il care dal cure…) e elenca una situazione europea su cui sarebbe bene non parlare…
Ecco perché la domanda che mi sono posta quasi in apertura: è compatibile un controllo sociale con uno Stato liberale? La risposta è no, e non può essere altrimenti, come non può essere più tollerato il controllo effettuato sulla persona e sulla sua intimità dallo Stato.
Non si può parlare di Bioetica laica o liberale perché incompatibile con l’essenza stessa del liberalismo; ma neanche di bioetica cattolica perché una fede religiosa non è di per se stessa eticamente corretta, e il fatto che uno prenda i voti non lo autorizza a discettare di etica. Meglio quindi la assoluta libertà che lo steccato legislativo: d’altra parte, le guerre non si fanno per la libertà?
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