Anna Maria Esposito
Docente di Scienze
Liceo Scientifico “E. Amaldi”
S. Maria C.V (CE)
Premessa
La nostra epoca è caratterizzata da una profonda innovazione tecnologica, che sta modificando il nostro modo di vivere, lavorare, produrre e consumare . L’informatica e la telematica ma, ancor di più , le biotecnologie (tecniche che impiegano sistemi biologici per produrre beni e servizi) stanno influenzando profondamente la nostra vita. Alle biotecnologie tradizionali, basate sulla fermentazione (già nota presso i Sumeri nel 3500 a.C. e studiate nel XIX secolo dal biochimico francese Louis Pasteur), si sono affiancate, dalla seconda metà degli anni ’70 del ventesimo secolo, le biotecnologie innovative o avanzate, che utilizzano tecniche di manipolazione del materiale genetico con numerose applicazioni in campo scientifico ed industriale. I settori delle nuove tecnologie spaziano oggi dalla medicina umana alla salute animale, dalla produzione vegetale all’industria alimentare, dalla produzione animale alla sperimentazione sulle cellule staminali, dall’industria chimica alla protezione dell’ambiente. E’ per questo che le biotecnologie suscitano entusiasmi, ma , anche dubbi e timori. E’ necessaria, perciò, una riflessione bioetica che vede la comunità scientifica inserita nel dibattito pubblico.
Le biotecnologie innovative
Le nuove biotecnologie utilizzano la tecnologia del DNA ricombinante, che permette di “tagliare”, mediante enzimi di restrizione, molecole di DNA in frammenti di piccole dimensioni, che possono essere trasferiti da una cellula all’altra , anche di specie diversa , creando nuove molecole di DNA non esistenti in natura.
La clonazione genica (inserimento di un determinato gene in un plasmide che, inserito in una cellula batterica , viene clonato in molte copie), il sequenziamento del DNA mediante l’elettroforesi su gel (separazione di macromolecole in soluzione in base alle loro dimensioni ed alle loro cariche elettriche) e la reazione a catena della polimerasi (PCR), con la quale si producono velocemente copie multiple del DNA, hanno permesso lo sviluppo dell’ingegneria genetica ed hanno aperto nuove prospettive in molti campi. Dapprima sono state prodotte proteine di interesse terapeutico (somatostatina, insulina, interferone, vaccino contro l’epatite B) e successivamente, con le applicazioni nel settore agroalimentare e zootecnico, sono state prodotte varietà vegetali dotate di particolari caratteristiche (mais resistente agli attacchi dell’insetto piralide, pomodori, fragole e banane a lenta maturazione, soia e cotone resistenti ai diserbanti, ecc…) ed animali transgenici (ovini e suini resistenti a particolari infezioni, pecore che secernono nel latte l’antitripsina, farmaco adoperato nella cura dell’enfisema polmonare nell’uomo, o il fattore IX della coagulazione del sangue umano). Oggi microrganismi geneticamente modificati vengono utilizzati per produrre composti chimici per l’industria o per degradare le sostanze inquinanti presenti nell’ambiente, mentre il polimorfismo della lunghezza dei frammenti di restrizione (RFLP) dei cromosomi umani risulta utile in campo legale per il riconoscimento della paternità o nei casi di crimini violenti. Da non dimenticare, poi, la terapia genica nell’uomo, che permette di individuare i geni responsabili di alcune funzioni e di correggerne eventuali errori, sostituendo o integrando il gene difettoso con uno funzionale e normale.
Riflessioni
Le ultime “conquiste” scientifiche, quali la clonazione dei mammiferi, la “creazione” di organismi geneticamente modificati, le tecniche di fecondazione artificiale, la manipolazione genetica delle cellule germinali e l’uso di cellule staminali embrionali per scopi terapeutici, hanno sollevato in molti casi importanti questioni etiche, sociali e giuridiche che necessitano, perciò, di una riflessione bioetica per la conoscenza responsabile dei rischi e dei limiti delle scienze e delle tecnologie. Le applicazioni delle moderne biotecnologie coinvolgono, infatti, con il loro ampio raggio d’azione, diversi aspetti: il diritto della persona (per ciò che riguarda i metodi terapeutici che utilizzano parti della stessa persona ed i metodi di utilizzo dei tessuti cellulari umani), i diritti dell’embrione, i diritti collettivi di sicurezza rispetto all’impatto delle biotecnologie sull’ambiente, la tutela della biodiversità, i diritti delle industrie che investono nella ricerca, ecc….
Le biotecnologie hanno “consegnato” al biologo, ed al genetista in particolare, lo strumento per intervenire su ogni organismo vivente, di cui si potrà eventualmente modificare la specificità biologica e l’identità individuale. Questa nuova capacità di controllo sui sistemi viventi e sull’ambiente ha accresciuto le responsabilità del ricercatore, che dovrà tener conto delle conseguenze del progresso biotecnologico e delle applicazioni che da esso possono derivare sulla vita e sul futuro dell’uomo e degli altri esseri viventi.
L’ingegneria genetica, allora , è da considerarsi immorale? Il biologo E. Boncinelli a tal proposito afferma: “Come fa uno strumento ad essere immorale? Uno strumento è forse di per sé immorale? La genetica è appunto questo, uno strumento di studio. Uno strumento non è immorale di per sé. E’ l’uso che se ne fa, che può essere immorale”.
La varietà dei possibili utilizzi delle biotecnologie e l’enorme potenziale economico ad essi sotteso ha motivato, e motiverà ancor più nell’immediato futuro, l’intensificarsi della ricerca e della sperimentazione in questo settore, soprattutto da parte dei Paesi dotati di moderni apparati industriali. E’ auspicabile, perciò, che la cultura scientifica e la cultura umanistica abbiano un dialogo che offra il vantaggio della chiarezza e della sensibilità e che definisca linee etiche “fondanti”, da tener presenti in tutti gli inarrestabili sviluppi che sta avendo e che continuerà ad avere la biotecnologia. La comunità scientifica deve inserirsi nel dibattito pubblico e “gli scienziati non possono più pretendere che il loro lavoro non abbia nulla a che fare con il benessere individuale e sociale” (Sir J. Robla , premio Nobel 1995 per la pace). E’ necessario tracciare con chiarezza i confini di liceità etica e giuridica della ricerca biotecnologica perché, sotto il crescente senso di capacità e di potenza per l’accumularsi delle conquiste, si è affievolito il senso dei limiti di ciò che è bene e di ciò che è male e si sta smarrendo il senso di responsabilità. Il ritorno ad un giusto equilibrio esige il ritorno alla conoscenza piena e vera dell’uomo, che implica il passaggio ad un livello più alto di analisi a cui sia lo scienziato sia il tecnologo non possono sottrarsi se non compromettendo le proprie grandi responsabilità verso la società. A questa visione richiamava Papa Giovanni Paolo II nel discorso rivolto ai partecipanti alla plenaria dell’Accademia Pontificia delle Scienze il 28 Ottobre 1994 quando affermava: “Non bisogna lasciarsi affascinare dal mito del progresso, come se la possibilità di realizzare una ricerca o di mettere in opera una tecnica permettesse di qualificarle immediatamente di moralmente buone. La bontà morale di ogni progresso si misura dal bene autentico che procura all’uomo considerato secondo la duplice dimensione corporale e spirituale. Quando l’uomo è in causa, i problemi superano il quadro della scienza, la quale non può rendere conto della trascendenza del soggetto, né evitare le leggi morali che derivano dalla posizione centrale e dalla dignità primordiale del soggetto nell’universo”. Non si deve, quindi, “costruire un tipo di immagine ideale di un uomo, in accordo alla quale selezionare o in qualche modo manipolare l’eredità biologica dell’umanità. Ciò è completamente al di fuori dei nostri diritti, al di là della nostra scienza e della nostra saggezza” (Hans Jonas ).
Bibliografia
1) ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI, Bioetica e tutela della persona, Roma 1998.
2) ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI, Evoluzione biologica e i grandi problemi della Biologia, Roma 1999.
3)N.A. CAMPBELL, L.G.MITCHELL, J.B. REECE, Immagini della Biologia, Ed. Zanichelli, Bologna 2000.
4)ISTITUTO ITALIANO DI BIOETICA, Bioetica e diritti umani, a cura di M.A. La Torre, Ed. Luciano , Napoli 2004.
5) I. IZZO VITIELLO, G. CHIEFFI, Biologia, Ed. Loffredo, Napoli 2003.
6)NUOVA SECONDARIA, n.5, gennaio 2001.
Attività
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