La privatizzazione delle risorse idriche e il caso Campania
Da un incontro con Padre Alex Zanotelli nella sua casa del rione Sanità il 13-Ottobre 2008
Intervista a Padre Alex
di Antonella Muzzi
1- Sul nostro pianeta su circa 6 miliardi di abitanti, 1 miliardo e mezzo di persone non ha accesso all’acqua potabile e – secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanita’ nel 2020 si arriverà addirittura a 3 miliardi. Pensa che si possa impedire tutto questo, o siamo già ad un punto di non ritorno ?
Ris. - No, al punto in cui siamo No; anzi, la situazione secondo me sarà peggiore di quella prevista. Secondo le previsioni degli scienziati tra 20 anni si registrerà un innalzamento della temperatura di almeno 2 gradi centigradi, mentre, sempre secondo loro - basta un minimo di innalzamento di 1 centigrado e mezzo per sciogliere tutto, quindi per quell’epoca non avremo più ghiacciai, né nevai… provi a pensare ad un fiume come il Gange: diventerà un fiume stagionale: se piove avrà acqua, se non piove…. Nulla. L’acqua, bene così prezioso, andrà diminuendo. È chiaro che a pagare questo fenomeno saranno i poveri del mondo. Basta pensare che l’ONU prevede per il 2050 un miliardo circa di “rifugiati climatici”.
2- Per chi si confronta solo con la realtà europea è difficile immaginare di vivere in una condizione che non ti consenta di aprire un rubinetto e … trovarsi l’acqua a portata di mano . Lei ha avuto modo di venire in contatto con condizioni di vita così estreme?
Ris. - Si, certo. Quando vivi nel Sud del mondo è chiaro che questo diventa quasi la normalità quotidiana – in Sudan come in Kenya, dove ho lavorato. Ho trascorso oltre 12 anni nella baraccopoli di Korogocho (Nairobi) e anch’io andavo, come tutti, a comperarmi l’acqua in una tanica per portarla nella mia baracca, ma la cosa più incredibile sono i kilometri e kilometri che bisognava fare per procurarsela.
È incredibile che a 5 km di distanza da Korogocho ci sia invece una zona residenziale chiamata Muthaiga, dove i ricchi riempiono di acqua le piscine delle loro ville e pagano l’acqua meno dei baraccati di Korogocho.
In realta’ si tratta sempre dello stesso problema: quello della differenza tra ricchi e poveri, che è presente proprio in tutte le parti del mondo. La differenza tra chi ha ed ha troppo, e chi invece non ha nulla, la si vede anche all’interno degli stessi paesi poveri.
3 - Il “Manifesto per l’acqua” elaborato quest’anno a Lisbona afferma che l’acqua è un diritto Inalienabile, individuale e collettivo. Secondo Lei i Governi si stanno davvero impegnando su questo fronte?
Ris. – Quando parla di Governi, lei parla di circa 170 stati, quindi il panorama è molto variegato, però direi che in generale le politiche nel Nord del mondo vanno verso la privatizzazione - ma non perchè i governi vogliano la privatizzazione, ma perchè i potentati economico finanziari - che son quelli che decidono - hanno deciso che l’acqua è un boccone molto più prelibato del petrolio e quindi forzano i Governi verso queste soluzioni. Questo vale anche per l’Unione Europea.
Il governo italiano di Berlusconi ha decretato il 6 agosto la privatizzazione delle reti idriche. Una decisione gravissima da parte del nostro governo. Questo mentre il sindaco di Parigi decide di ripubblicizzare l’acqua, (in Francia l’80% dell’acqua è stato privatizzato) e in Sudamerica c’è una spinta straordinaria per l’acqua pubblica.
Ci siamo salvati per un pelo dalla Legge BolKestein[1]: abbiamo salvato l’acqua (almeno grosso modo), però il pericolo che l’unione Europea dichiari l’acqua “merce” sotto la pressione delle multinazionali e’ sempre più incombente. D’altra parte, alcuni Governi del sud del mondo come il Sud America, invece, stanno compiendo davvero uno sforzo incredibile contro la privatizzazione; per l’acqua pubblica come diritto fondamentale. Per esempio la Bolivia con Evo Morales: per la prima volta al mondo in questo stato c’è oggi un Ministro per l’acqua. L’Uruguay ha fatto un referendum sull’acqua, dichiarandola un diritto fondamentale umano che ha incluso nella sua Costituzione. Ma in generale la lotta per l’acqua come diritto è appena iniziata e sarà, penso, l’elemento più prezioso per il futuro.
4 - Si dice che il primo round di questa battaglia sulla privatizzazione a Napoli, sia stato vinto (con sentenza del TAR) grazie al disinteresse dei “grandi attori economici” che operano nel napoletano…. intenti al business dei rifiuti; ora che tutti i riflettori sono puntati sulla “spazzatura”. Lei pensa che possano tornare a rivolgere la loro attenzione all’acqua?
Ris. -La storia napoletana è abbastanza complicata; quando sono arrivato qui e ho sentito che c’era quest’idea di privatizzare l’acqua mi sono chiesto: “ma com’è possibile?” ,(poi nel 2004 è stata privatizzata da Ato2. Sa che noi abbiamo 5 Ato) allora abbiamo subito iniziato a parlarne sulla rete di Lilliput nel 2003; poi nel 2004 la decisione: 136 Comuni di ATO 2 Caserta/Napoli decidono di privatizzare l’acqua. È una cosa ignobile quella che hanno fatto, tra l’altro perchè nessuno è stato consultato. C’erano sindaci, come l’ex sindaco di Piedimonte Matese, che avevano in tasca ben 16 deleghe riguardanti alcuni tra i Comuni a più alto tasso di mafiosità del casertano, per esempio quella del Comune di Casal di Principe. È davvero incredibile che una questione così importante sia passata senza che neanche i sindaci capissero bene l’importanza di ciò che facevano, e hanno votato per la privatizzazione. Noi abbiamo cominciato a lavorare dal basso e lentamente abbiamo montato una campagna soprattutto puntando su quelle che allora si chiamavano circoscrizioni e su 21 – ben 14 - hanno votato contro il Sindaco. Quindi, forzando lentamente dal basso e poi attraverso i Comuni, che si rifiutavano di aderire alla privatizzazione, si è arrivati al 30 Gennaio 2006 quando i Comuni hanno votato di nuovo; questa volta il 67% mi pare - o qualcosa del genere , ha votato “a favore dell’acqua”, quindi una bella vittoria. Una vittoria interessante perchè almeno è entrato nella testa della gente che l’acqua è una cosa importante. Questa è stata la lotta su Napoli … poi la privatizzazione avveniva anche su ATO 3 – che sono i Comuni Vesuviani da Sorrento fino a Nola . La Gori la prese in mano - la Gori dietro cui c’è l’ ACEA di Roma (alle spalle della quale c’è la seconda più grande multinazionale) … e anche lì abbiamo aiutato la gente a capire e parecchi Comuni si sono ribellati e adesso c’è una ribellione in atto. Castellammare dovrebbe partire sia con un referendum sia con un boicottaggio nel pagare alla Gori e pagare invece al Comune come facevano prima e speriamo davvero perché è bello che la gente faccia sentire la propria voce- tra l’altro anche a Nola 2, giorni fa il Consiglio comunale ha deciso di dire No alla privatizzazione - quindi Ato3 si sta muovendo. Negli altri ATO la cosa è ancora molto poco chiara sia su Benevento/Avellino, sia su Salerno. Ma cos’è che sta avvenendo adesso, in particolare a Napoli: si, èvero quello che diceva sulla spazzatura, però non è tanto questo il problema- anche se chiaramente gli interessi sono stati maggiormente rivolti lì - ma questi “grandi attori economici” avevano altrettanti interessi sull’acqua. Tra l’altro mi ricordo quando abbiamo incominciato.. – non me l’ha detto allora , me l’ha detto qualche mese fa: un pezzo grosso della sicurezza a Napoli mi ha detto : “Alex, per fortuna che avete incominciato quella campagna sull’acqua perchè se voi non l’aveste fatto la camorra ci avrebbe messo le mani, stava già preparandosi…..”. Per cui c’è tutto un giro di interessi…. interessi enormi.
5- Nell’Agosto del 2008 il Comune di Napoli ha lanciato una proposta che pare diventerà operativa nel 2009: l’ARIN, la municipalizzata dell’acqua, diventerà una multi-servizi . Che ne pensa?
Ris.- A proposito della proposta dall’assessore Cardillo, qui siamo davvero in brutte acque; Cardillo praticamente propone di creare una holding che includa i vari servizi del Comune: Napoletanagas, Arin, Trasporti pubblici…. È chiaro che la creazione di una holding significherebbe anche una privatizzazione dell’acqua.
L’acqua pubblica diventerebbe parte della grande azienda…. diventerebbe Business, ed i cittadini ne pagherebbero poi le spese. Questo è un pericolo .. anche se ha promesso una robin-tax per i cittadini più poveri: questo poi! Ma la cosa più grossa ancora, secondo me, sono gli appetiti delle grandi multinazionali; stanno mettendo le mani su tutto: c’è Veolia: che vorrebbe gestire i rifiuti , per poi gestire anche l’acqua … ed ecco qua, la proposta Cardillo verrebbe a puntino…. Chiaramente dietro VEOLIA c’è il grande giro della finanza che ha capito che non più il petrolio la vera ricchezza, ma l’acqua, e i capitali si stanno spostando da quella parte; per cui stiamo vivendo un momento molto difficile. Noi abbiamo lavorato proprio per far capire a tutti i campani che la lotta è di tutti, non è soltanto “dell’altro”. Abbiamo istituito questo tentativo di coordinamento regionale: “ACQUA, DIRITTO PER TUTTI”, che sta lavorando proprio per questo: perchè per me è questo il cuore del problema: se perdiamo l’acqua pubblica a Napoli, la gente pagherà in maniera incredibile …. L’ esempio più eclatante l’abbiamo sotto gli occhi – vicino a noi, a Latina – Aprilia, dove nel momento in cui l’acqua è passata in mano ai privati, (cioè ad Acqualatina)- immediatamente le bollette sono salite del 330% .
6 - Nella nostra città il 60 % dell’acqua si disperde nelle tubature a causa di una rete idrica malandata e del 30% della popolazione che non paga la bolletta: secondo Lei come possono i Comuni far fronte a questa situazione, senza ricorrere ai privati?
Ris. – Sì. È vero. Il 60% dell’acqua si disperde nelle tubature danneggiate ed è vero che il 30 % dell’utenza non paga le bollette. Ritengo che tutti debbano pagare la bolletta dell’acqua purché la gestione dell’acqua sia al minor costo possibile per l’utente. È chiaro che i comuni da soli non hanno i soldi per far funzionare le reti idriche. È lo Stato che deve investire sull’acqua. Se nella finanziaria del 2008 abbiamo trovato 23 miliardi per le armi, penso che a maggior ragione se ne possano trovare per l’acqua, bene essenziale.
È una questione di scelte politiche; sarebbe così semplice reperire i fondi per migliorare il servizio idrico! Stanno realizzando (anzi, il presidente Napolitano lo ha già inaugurato) il traforo che parte da Innsbruck e va a finire praticamente a Verona .. 200 Kilometri; come si trovano i soldi per queste opere pubbliche,…. possiamo trovare i soldi anche per cose molto più importanti. Dobbiamo investire sulle cose fondamentali e le cose fondamentali sono i Beni comuni. I Greci ce l’hanno insegnato: ARIA, TERRA, ACQUA, ENERGIA. Oggi la politica non fa più politica, fa business…..
7- In un articolo Lei usa il termine “coscientizzazione” della politica; cosa intende?
Ris. – Ritengo che oggi i nostri politici siano parte di un sistema dove determinante non è più la politica, ma l’economia e la finanza e che le grandi decisioni sono prese dai potentati economico-finanziari. Un esempio classico potrebbe essere proprio LULA, in Brasile: c’è un uomo che aveva le idee chiare a livello politico, voleva fare una riforma agraria … non riesce a farla perchè è dentro un sistema che…non ha interesse che ciò venga realizzato… Allora bisogna aiutare i nostri politici, dobbiamo aiutare la politica a tornare al primo posto. L’economia e la finanza debbono obbedire ai rappresentanti eletti dal popolo e non viceversa. E per fare questo la speranza è solo che la protesta, la spinta parta dal basso, cioè che la cittadinanza attiva si metta insieme e incominci a premere, “coscientizzare” …aiutare i politici, fare pressione, per riportare lentamente la politica al primo posto, così che economia e finanza obbediscano ai rappresentanti eletti dal popolo: questo e’ il PROCESSO DEMOCRATICO. Ciò si ripercuote anche sull’acqua; l’acqua e’ proprio un caso emblematico adesso. Io fra l’altro ho ascoltato la conferenza – che mi e’ piaciuta moltissimo- di un economista all’Università’ di Milano che diceva: “ Se noi andiamo avanti così, con la privatizzazione dell’acqua, per esempio, avremo cittadini di serie A e cittadini di serie B. Lo Stato dice: “a chi non potrà pagarsi l’acqua daremo noi un bonus per comperarsela….” Ma è proprio questo il punto: avremmo cittadini di serie A che possono comprarsela e cittadini di serie B che invece sono pezzenti e che devono “chiedere”. Per questo la speranza può nascere solo dal basso, dove la cittadinanza attiva deve unirsi per riportare la politica al primo posto. Detto in parole povere, dobbiamo riguadagnarci la nostra democrazia.
[1] La direttiva Bolkestein (dal nome del parlamentare, economista olandese, che ha curato e sostenuto questa direttiva) ha come obiettivo facilitare la circolazione di servizi all’interno dell’Unione Europea, perché i servizi rappresentano il 70% dell’occupazione in Europa, e la loro liberalizzazione, a detta di numerosi economisti, aumenterebbe l’occupazione ed il PIL dell’Unione Europea.