“Bellezza è tutto ciò che è frutto del lavoro dell’essere umano. È parlare, interagire con il prossimo”. Quasi rivoluzionaria nella sua semplicità, la definizione di bellezza che ci porge Pino Petruzzelli, direttore artistico del Festival di Bioetica (Santa Margherita Ligure 24 e 25 agosto).
Lo raggiungiamo telefonicamente, mentre è in viaggio per seguire alcuni spettacoli teatrali di cui è autore e protagonista, e continua così la sua riflessione. “Penso alla Nascita della Venere del Botticelli, un dipinto che amo moltissimo. La Venere arriva dal mare e sulla riva la accoglie una fanciulla con un mantello, come dire che questa bellezza ci è donata ma poi sta a noi proteggerla. La bellezza è sempre frutto di una interazione e del lavoro. Penso per esempio ai muretti a secco: sono belli da vedere ma dietro c’è un lavoro enorme. È quello che li rende belli”.
Pino Petruzzelli porta la natura in teatro e il teatro nella natura, in una attenta e proficua interazione. “Ho dedicato una parte del mio lavoro alla natura e agli alberi, imparando da loro come vivono dentro la natura. Imparare da loro può essere utile: per esempio capire come interagiscono con i loro aggressori potrebbe essere utile a noi per capire come relazionarci con chi ci aggredisce. La rappresentazione artistica del teatro che mi mette in relazione con la natura, in particolare con gli alberi, mi aiuta. Capire che, come gli alberi, noi dobbiamo e possiamo avere non un unico centro ma tante e tante diramazioni, come delle radici”. Il suo è uno studio analitico continuo e profondo. “Durante la pandemia ho immaginato di andare a vivere nei boschi, per capire come si vive nella natura e nell’entroterra, che è un tema fondamentale. Questi percorsi hanno trovato sintesi nei miei lavori teatrali e l’ultimo, La via degli alberi, è in scena in queste settimane. Interpreto un giornalista che intervista gli alberi: è interessato al loro funzionamento ma anche alle storie del luogo che possono raccontare. Gli alberi esprimono vita, eterna vita, ma non si pavoneggiano e non si danno le arie”.
Echi di un’antica saggezza che si cristallizzano in questa sintesi, raffinata e confortante. “Quando sei triste, quando non riesci a sopportare la vita, allora ascolta la voce degli alberi. Chi ha imparato ad ascoltare gli alberi, nella vita non desidera essere altro che quello che è. Questa è la vera felicità”. Incontrare queste parole e soffermarsi su questi pensieri può davvero schiudere anditi dimenticati.
“Nel mio modo di fare teatro c’è questo: c’è la voglia di essere vero, di non raccontare cretinate. Lo spettacolo può o meno piacere, ma io ti racconto una cosa che per me è importante. Perché anche l’arte deve essere comunicazione. Non mi servono parole sofisticate che vogliono fare intendere quanto io sia colto, non ricorro all’artificio e non amo la spettacolarizzazione degli eventi culturali. Per me fare spettacolo e teatro è parlare con tutti gli spettatori, è comunicare. Occorre tornare ad una semplicità che ci consente di vedere gli altri, di ascoltare. Questo è il mio teatro. E penso che sia un’espressione della bellezza”.
Il legame di Pino Petruzzelli con Santa Margherita Ligure è solido: da circa 20 anni è direttore artistico della Rassegna Tigullio a Teatro ed è animatore di altre iniziative. Spiega così la sintonia: “quello che mi piace molto di questa cittadina è che esiste una bellissima comunità, abbiamo fatto un bel percorso insieme, anche con dei laboratori in cui ognuno ha raccontato il territorio che è fatto di paesaggio, di chiese, di persone. Molto interessante anche La casa del pensiero: un ciclo incontri, organizzati all’aperto e immersi nel paesaggio, dove dei ragazzi hanno incontrato dei personaggi noti e insieme hanno dialogato intorno a tanti argomenti”.
Il filo rosso che guida Petruzzelli è la natura perché, spiega: “il pianeta è sempre lo stesso, sta a noi decidere come trattarlo, se distruggerlo o no. Penso che la bellezza è dove l’uomo interagisce sapientemente con la natura, rispettandola”.
PINO PETRUZZELLI
Drammaturgo, autore, regista e attore, scrittore. Blogger de Il Fatto Quotidiano.
Nel 1988 fonda con Paola Piacentini il Centro Teatro Ipotesi.
Negli anni lavora per mettere la cultura al servizio di importanti cause sociali, andando a conoscere in prima persona le realtà che poi racconta. La prima meta sono le riserve degli Indiani Pueblo in Nuovo Messico poi, per anni, attraversa le nazioni dell’area mediterranea vivendo come e con le persone che incontra. Conosce i principali artisti e intellettuali, ma anche la gente comune. Da questi viaggi nascono spettacoli e libri in cui racconta la profonda umanità delle persone incontrate.
Nascono spettacoli prodotti dal Teatro Nazionale di Genova, Mittelfest, Torino Spiritualità e Festival Teatrale di Borgio Verezzi. Lo spettacolo “Zingari, l’olocausto dimenticato” è trasmesso da Rai 3 Friuli Venezia Giulia e dalla trasmissione Terra! di Canale 5. Lo spettacolo “Storia di Tonle” di Mario Rigoni Stern è trasmesso da Radio Rai 3 Alto Adige in occasione del Centenario della Gande Guerra. Lo spettacolo “Chilometro zero” è trasmesso da Rai 3 Alto Adige.
Ha lavorato come attore con i registi Andrea Camilleri, Aldo Trionfo, Lorenzo Salveti e Tonino Conte e come regista ha diretto tra gli altri Laura Marinoni, Antonella Ruggiero, Mauro Pirovano e Carla Peirolero.
Nel 2018 esce per Pentagora Edizioni il libro “Io sono il mio lavoro. Storie di uomini e di vini”.
Dal 2018 è Direttore Artistico di Liguria delle Arti, museo diffuso che ha l’obbiettivo di valorizzare le opere d’arte della Liguria attraverso tutte le arti. Nel 2008 esce per Chiarelettere il libro “Non chiamarmi zingaro “(testo utilizzato in diversi Licei e Università italiane).
Nel 2011 sempre per Chiarelettere esce il libro “Gli ultimi”.
Intervista di Tiziana Bartolini