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MANIFESTO PER UNA BIOETICA LIBERALE
 
E’ possibile nel nostro paese una bioetica liberale, una bioetica – intendo – che ponga deliberatamente al suo centro il valore dell’autonomia individuale, che riconosca una netta divisione tra sfera della morale e sfera della legge, che coltivi un autentico pluralismo etico?


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Pre Festival di Bioetica 2024

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Video incontri e convegni dell'Istituto Italiano di Bioetica

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di Alessandra Fabbri

La nostra comune, vulnerabile, umanità presuppone la cura verso se stessi e verso gli altri, in questa nostra “ comunità di destino” con gli altri esseri viventi. Cosa significa “Curare?”
Il termine cura da un punto di vista semantico implica qualcosa di più di un semplice interesse o desiderio passeggero; presuppone l’accettazione di qualche onere. Nella lingua italiana il termine cura ha diversi significati:

Impegno assiduo e diligente nel perseguire un proposito o nel praticare un’attività, nel provvedere a qualcuno o qualcosa […]: 2 riguardo, attenzione: 3 l’oggetto delle proprie attenzioni e del proprio impegno […]: 4 il complesso dei mezzi terapeutici e delle prescrizioni mediche relative a particolari malattie o a stati morbosi generali: 5 l’opera prestata dal medico per guarire un ammalato: 6 il ministero del sacerdote: cura delle anime, onde anche l’insieme dei fedeli affidati al parroco oppure la casa parrocchiale con la chiesa. 7 Arc. Amministrare la cura del patrimonio, dell’erario anche governo. 8 lett. Pensiero molesto o tormentoso, affanno, angoscia (per lo più al plurale) (1)

Nella lingua inglese questi significati rimandano a due differenti termini “Cure” e “Care”:

Cure: relieve (a person or animal) of the symptoms of a disease or condition: eliminate (a disease or condition) with medical treatment; solve (a problem); 2 preserve (meat, fish, tobacco, or an animal skin) by salting, drying, or smoking: (as adjective, in combination -cured); harden (rubber, plastic, concrete, etc.) after manufacture by a chemical process such as vulcanization; noun: a substance or treatment that cures a disease or condition; [mass noun] restoration to health; a solution to a problem; 2 [mass noun] the process of curing rubber, plastic, or other material; […]
Care: the provision of what is necessary for the health, welfare, maintenance, and protection of someone or something: serious attention or consideration applied to doing something correctly or to avoid damage or risk: he planned his departure with great care; [count noun] an object of concern or attention; [count noun] a feeling of or occasion for anxiety (2)

“Cure” prevede una serie di rimedi atti a riportare alla normalità l’organo o gli organi malati”

il prendersi cura si può definire come preoccupazione per la sorte di un altro essere sorretta da una conoscenza, la più appropriata possibile, della sua realtà, della situazione in cui vive, delle sue esperienze e dei suoi bisogni. In tal senso, l’etica della cura, al cui centro è il principio guida della connessione, mette in discussione il presupposto di separazione, che secondo Gilligan è sotteso all’idea di diritto (3).
In un’epoca dominata da una politica che potremmo definire “dell’emergenza”, che si preoccupa di porre frettolosi rimedi ai problemi sociali anziché costruire risposte che vadano alla radice degli stessi, in un’epoca chiaramente di crisi e di perdita del senso di responsabilità verso gli altri e verso se stessi, la cura, intesa come etica della care, appare come una modalità per dare considerazione alla persona sia nella sua dimensione individuale che in quella sociale.
L’obiettivo del ben-essere è assai più complicato di quello che appare nell’uso (o abuso) tanto comune oggi: attraverso le lenti della cura si può vedere un insieme di significati e di pratiche che si ispirano a questo scopo. Una dimensione di ben-essere, e conseguentemente di ben-vivere, che ritengo sia il fine del ben-essere, rimanda ad una serie di questioni ulteriori. Chi decide cosa sia il benessere? E chi sceglie come realizzarlo? (4)
In questa prospettiva strumenti importanti (come una metodologia di analisi e azione) vengono forniti dall’etica della care e, più in particolare, dalla versione politica della care, sviluppata da Joan Tronto.
La Tronto intraprende una riflessione attenta per costruire una nuova etica “situazionale”, capace di riconoscere i sentimenti morali, inclusione e simpatia, e, riflettendo sui bisogni, ribadisce la stretta relazione tra democrazia, mercato e cura.
La Cura, sottolinea Tronto, è un processo che solitamente è affidato alle donne, specialmente a quelle che si trovano in posizioni di svantaggio economico e sociale: «caring activities are devalued, underpaid and disproportionately occupied by the relatively powerless in society» .(5)
Al fine di realizzare il necessario e grande cambiamento nei termini e negli schemi dell’attuale assetto politico, Tronto propone di utilizzare gli strumenti propri dell’etica della cura, che favorisce una distribuzione delle risorse più equa e soprattutto l’inclusione di tutti gli attori sociali, comprese le categorie tradizionalmente escluse.
La cohousing è un’applicazione del prendersi cura: essa nasce nasce negli anni ’60 in Danimarca, Successivamente si è diffusa soprattutto in Svezia, Norvegia, Olanda, Inghilterra, Germania, Francia, USA, Canada, Australia, Giappone.
Nei progetti di cohousing i residenti condividono spazi e mezzi; questo incentiva il processo di mutuo-aiuto e socializzazione tra gli individui stessi.
Il modello di cohusing si basa sull’interazione: favorisce il mantenimento dell’autonomia, attraverso lo svolgimento delle attività quotidiane di cura della casa e della propria persona ma è un’autonomia che ha il suo punto di forza nelle relazione; non c’è solitudine ma condivisione. Questo tipo di progetto è adatto non solo agli anziani ma a tutti coloro che si trovano in stato di particolare vulnerabilità, come persone con disabilità, uomini e donne soli o giovani in condizione di svantaggio economico
Ogni progetto di cohousing ha le proprie caratteristiche ma ci sono alcuni punti di comuni fra le diverse esperienze:
Progettazione partecipata: questa fase è fondamentale in quanto tra i cohouser si formano legami utili a favorire socialità e collaborazione, creando così un ambiente ottimale per la cura degli anziani e la crescita dei bambini;
Vicinato elettivo: grazie alla progettazione partecipata sarà possibile conoscere sin da subito i vicini di casa, così da poter contribuire alla realizzazione del progetto comune;
Spazi e servizi condivisi: condivisione di spazi e servizi è il valore aggiunto che il cohousing porta alla quotidianità di ogni individuo, in questo modo si crea una estesa rete sociale di tipo solidale tra i vari membri;
Benefici economici: Dalla condivisione di spazi e servizi si genera un risparmio di risorse che, inevitabilmente, andranno ad impattare sui costi di ogni singolo cohousers. (6)
L’Olanda è il paese che ha contribuito maggiormente alla nascita e allo sviluppo di progetti di cohousing. In particolare progetti che prevedono la coabitazione di giovani ed anziani, che condividono gli stessi spazi per diminuire le spese e i consumi ma anche per allontanare la solitudine, dando spazio ad una esperienza di comunità.
Il cohousing si è diffuso anche in Italia, dove ci sono alcuni progetti interessanti, che prevedono la coabitazione tra giovani e anziani
Casa alla Vela - Il progetto, ideato dalla cooperativa sociale Sad (7), partito nel febbraio 2014, coinvolge 5 anziane e 6 studenti universitari. La coabitazione avviene in una struttura composta da tre appartamenti, una terrazza e un giardino: gli studenti abitano all’ultimo piano mentre alle signore sono riservate i due appartamenti rimanenti (“L’anziano che condivide spazi comuni – dichiara a ilfattoquotidiano.it la presidente di Sad, Daniela Bottura – è costretto a mettersi in gioco e a confrontarsi con il mondo dei giovani: questo è molto importante perché gli impedisce di chiudersi in se stesso”).
La casa è seguita da assistenti familiari e volontari che danno il loro sostegno, ad esempio, “per attività ricreative, uscite, cura dell’orto comune, spesa a domicilio”. Gli studenti organizzano spesso le feste di compleanno delle anziane e le aiutano nella cura dell’orto.
A sottolineare l’importanza del progetto è stata anche una pubblicazione della Commissione economica per l‘Europa della Nazioni Unite: Casa alla Vela è stata infatti inserita tra le 11 buone pratiche a livello europeo nel settore delle politiche sociali. (8)
La convivenza è attiva: ognuno fa la propria parte in casa: aiuto reciproco, solidarietà, risparmi e decrescita dei consumi: è proprio per questo che l’assessore provinciale Donata Borgonovo Re ha parlato di Casa alla Vela come esempio di “piccola rivoluzione culturale”. Gli stessi vertici di Sad al momento dell’inaugurazione sottolinearono inoltre come Casa alla Vela potesse permettere importanti risparmi di risorse pubbliche: “25mila euro all’anno per anziano, quindi 125mila euro in totale in termini di ritardo nell’inserimento in cliniche o in rsa”.
Homefull - Il progetto-pilota finanziato dalla Regione Lazio ha come protagonisti anziani e giovani migranti: i primi accolgono i secondi nelle proprie case.
L’ obiettivo – spiegano i responsabili – è “coniugare le necessità degli anziani in condizione di solitudine e quelle dei giovani migranti giunti in Italia privi di una rete familiare e in carico ai servizi sociali comunali”. L’iniziativa, realizzata dalla cooperativa sociale “Programma Integra” (9) in partnership con Meta onlus (10), è indirizzata a anziani residenti a Roma e migranti con regolare permesso di soggiorno: “Il progetto – si legge sul sito di Programma Integra – prevede un rimborso spese mensile per l’anziano che ospiterà il giovane migrante e un contributo di frequenza per i giovani migranti che accederanno alla formazione”.
Una settantina i migranti (tutti tra i 19 e i 30 anni, provenienti soprattutto da Mali, Afghanistan, Gambia, Nigeria, Ghana, Bangladesh e Mauritania) si sono dimostrati interessati all’iniziativa. (11)
Quella della coabitazione è una realtà in espansione che permette di affrontare le spese e la solitudine, prendendosi cura di noi stessi, dell’altro e dell’ambiente, grazie alla riduzione dei consumi
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Note
1. Cfr. L. Serianni, M. Trifone, a cura di, Il Devoto-Oli, Vocabolario della lingua italiana, Mondadori, Milano, 2011
2. Cfr. Oxford Dictionary, Online Products, Oxford University Press, Great Clarendon Street Oxford OX2 6DP, United Kingdom, 2011
3. L. Battaglia, La voce femminile in bioetica. Pensiero della differenza ed etica della cura. In S. Rodotà, a cura di, Questioni di bioetica, Laterza, Roma-Bari, p. 256
4. Per ulteriore approfondimento, si rimanda a J.A.White, Democracy, Justice, and the Welfare State. Reconstructing Public Care, Pennsylvania, The Pennsylvania State University Press, 2000, in particolare pp. 123-173. “An important political impetus for bringing justice and care together can be understood in terms of the question, Who has the authority to define needs for whom? The literature on paternalism offers some insight into the conventional approach to this question. But this approach begins by considering the problem of authority in the abstract – as a merely epistemological one. Justified intervention is intervention that would be condoned by the idealized paternalist, the paternalist with perfect information” p. 155. Cfr. anche Premessa di Federica Pennino e Lectio Magistralis di Joan C. Tronto – Sintesi. In Potere Negato - approcci di genere al tema delle disuguaglianze, Aracne, Roma, 2014.
5. Ibidem, p.113. Qui si sottolinea, in particolare, come siano “svalutate” e sottopagate le azioni di cura, tradizionalmente associate, come ruoli, alle figure femminili o alle persone di colore (pensando, nel testo, agli Stati Uniti d'America).
6. Cfr , M. Blanco, cohousing: una soluzione ai problemi dell’invecchiamento? https://Cohousing: una soluzione ai problemi dell'invecchiamento? - Coach Familiare

7. Sad, è una società cooperativa sociale, nata nel 1990 che offre servizi di cura e aiuto alla persona, in convenzione con enti pubblici e privati

8. Nel 2015 il progetto “Casa alla Vela” è stato menzionato in una pubblicazione della United Nations Economic Commision for Europe (UNECE, 2015) tra le migliori 11 buone prassi europee nel campo delle politiche sociali e, nello specifico, tra le strategie di cura innovative per la popolazione anziana.

9. Programma integra è un’impresa sociale il cui scopo è contribuire al benessere e allo sviluppo di una comunità inclusiva attraverso l’attivazione di interventi e servizi in ambito sociale, educativo e psicologico. Cfr. Progetto Homefull: al via i percorsi di cohousing tra giovani migranti e anziani romani - Programma integra

10. Mèta è una cooperativa sociale onlus nata nel 1999. Mèta organizza, progetta, svolge percorsi formativi sui temi della cittadinanza consapevole, della sostenibilità ambientale e della solidarietà sociale. Propone iniziative di animazione sociale e promozione culturale. Cfr. ttps://www.metaonlus.com

11. Cfr. https://www.uniat.it/cohousing-stessa-casa-per-giovani-e-anziani/

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