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MANIFESTO PER UNA BIOETICA LIBERALE
 
E’ possibile nel nostro paese una bioetica liberale, una bioetica – intendo – che ponga deliberatamente al suo centro il valore dell’autonomia individuale, che riconosca una netta divisione tra sfera della morale e sfera della legge, che coltivi un autentico pluralismo etico?


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Pre Festival di Bioetica 2024

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Il 30 agosto il dr Gianfranco Porcile Presidente di Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova (Ecoistituto ReGe) e referente per la regione Liguria di ISDE Italia Medici per l’Ambiente interverrà sul tema della filiera agroalimentare al Festival di Bioetica che si tiene a Santa Margherita Ligure il 29 e 30 agosto 2019. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

Lei sostiene che la filiera agro-alimentare è strettamente interconnessa con tanti settori della vita umana: la salute, l'ambiente, l'economia, la chimica, il lavoro e anche con la spiritualità. Qual è il ragionamento che la sostiene in questa tesi?
La filiera agro-alimentare è strettamente collegata con quasi tutti i settori importanti della vita umana.
a) La salute dell’uomo dipende strettamente da quanto e come si alimenta (obesità, diabete, ecc.).
b) L’ambiente ne è influenzato in maniera importante: si pensi alle coltivazioni estensive che necessitano di grandi quantità di pesticidi; dopo un po’ la terra non produce più perché non vengono rispettati i cicli biologici e la biodiversità. Si pensi al consumo di acqua (15.000 litri di acqua si consumano per produrre un KG di carne!). A loro volta i cambiamenti climatici influiscono sulla filiera agro-alimentare: siccità, fame, migrazioni,ecc.
c) L’economia è collegata a tutte le fasi della filiera dalla Produzione al Trasporto alla Commercializzazione allo Smaltimento dei rifiuti, senza dimenticare tutto il settore eno-gastronomico con ristorazione,ecc.
d) La Chimica è collegata alla filiera perché la agricoltura non biologica impiega pesticidi e diserbanti, la preparazione dei cibi prevede coloranti e conservanti, la confezione spesso prevede imballaggi di plastica,ecc.
d) Il lavoro è collegato in tutte le fasi: spesso abbiamo distorsioni e sfruttamento (caporalato, braccianti e raccoglitori sottopagati e sfruttati); anche gli stessi agricoltori hanno difficoltà sempre maggiori perché il prezzo dei prodotti viene deciso, al ribasso, dalle grandi catene della grande distribuzione (supermercati,ecc.).
e) Ma si potrebbe continuare la lista con il Consumo di suolo, la Cultura, gli aspetti sociali,ecc.
f) Se posso poi esprimere un sentimento personale, che non pretendo sia accettato e condiviso da tutti, vorrei aggiungere che il lavoro della terra, con i suoi ritmi e i suoi riti, con il sudore del contadino che diventa pane e cibo, parla al mio cuore di spiritualità, suggerisce al mio pensiero l’esistenza di un essere superiore: la terra vista come Terra Madre, come Gaia, origine della vita sul nostro Pianeta e mi sembra quasi che io debba elevare una preghiera ad un dio sconosciuto (come diceva Steinbeck) di ringraziamento per il miracolo del cerchio della vita che continua.
Può essere interessante far notare il rapporto di reciproca interdipendenza tra un certo tipo di agricoltura e di allevamenti intensivi di animali, con impoverimento delle risorse naturali e danni chimici all’ambiente e gli odierni e futuri cambiamenti climatici (surriscaldamento globale del pianeta); d’altra parte questi, con l’aumento della temperatura media mondiale, sono causa di siccità e piogge torrenziali che impediscono le coltivazioni, causando carestie e migrazioni.
Il ruolo dell’uomo è molto importante. Intanto con corretti stili di vita, tipo una alimentazione con cibi biologici e integrali, concorre al mantenimento del suo stato di salute. In secondo luogo alcuni comportamenti che rispettano l’ambiente sono poi motivo di benessere e salute per noi stessi: una alimentazione a KM zero, un uso oculato dell’acqua (del rubinetto è buonissima), cercare di non usare antibiotici negli allevamenti degli animali, non inquinare l’aria e il terreno,ecc. Sarà necessario fare qualche rinuncia: il 20% della popolazione umana consuma l’80% delle risorse e questo non è giusto ma non è neppure sostenibile per la vita sul nostro Pianeta. Sarà necessaria quella che Fritjof Capra chiama “crescita qualitativa”.
È comunque urgente che il genere umano non guardi più alla filiera agroalimentare con il solo occhio del profitto: “Quando l’ultimo albero sarà abbattuto, l’ultimo fiume sarà avvelenato, l’ultimo pesce sarà pescato e l’ultimo bisonte sarà cacciato, vi accorgerete che non si può mangiare il denaro” (Toro Seduto, capo pellerossa)

Dal suo punto di vista, come vede nel futuro l'intreccio tra la dimensione delle produzioni agro-alimentari e l'aumento della popolazione sul Pianeta?
Una modalità di leggere il futuro è analizzare alcuni aspetti del presente e immaginarli aumentati, esasperati nel futuro. Attualmente assistiamo ad una situazione schizofrenica con un mondo ricco (viene in mente il film La Grande Abbuffata di Marco Ferreri), dove predomina una iperalimentazione con malattie tipo ipercolesterolemia, diabete, eccesso ponderale, tumori, ipertensione arteriosa. Dall’altra parte esiste un’altra metà del mondo (in realtà è molto di più di metà) ridotta alla fame, alla malnutrizione, alle malattie da deprivazione, senza acqua potabile: una volta si parlava di Terzo Mondo, poi si parlò di Paesi in via di sviluppo. Oggi sappiamo che questa definizione ottimista non corrisponde al vero: il gap tra paesi ricchi e paesi poveri sta aumentando, la forbice si allarga. Questi Paesi stanno annegando nei debiti che hanno contratto con i paesi sviluppati e sono costretti a vendere, meglio svendere interi pezzi di territorio. Se continuiamo così la siccità, le piogge monsoniche, gli incendi, le devastazioni del territorio aumenteranno con conseguenti migrazioni di massa e sconvolgimento della vita del Pianeta. Io penso e spero che, di fronte a queste prospettive del tutto realistiche anche se drammatiche, l’uomo inverta la rotta e sapppia inventare una alimentazione che non soltanto sia sana per il genere umano e per la Terra, ma sia anche Giusta, cioè che rispetti i diritti civili e sindacali di tutti i lavoratori coinvolti e i cuyi frutti siano equamente condivisi tra tutti gli abitanti. Siamo ormai 7 miliardi di viaggiatori sulla astronave Terra e siamo destinati ad aumentare: ma non è necessario aumentare la produzione alimentare, è invece indispensabile procedere ad una equa redistribuzione del cibo, evitando gli sprechi e la distruzione di derrate alimentari al mero scopo di mantenere alti i prezzi. Tutti avranno di che sfamarsi e tutti mangeremo cibo sano e genuino: e le spese sanitarie diminuiranno drasticamente. E tutti capiremo finalmente che il “bene-essere” non ha nulla a che vedere con il “bene-avere” della pubblicità e delle multinazionali. Diceva Gandhi: “La Terra ha risorse sufficienti per il bisogno di tutti, ma non per l’avidità di tutti.”.

Quale messaggio vuole portare al Festival di Bioetica sul tema del futuro?
Il futuro è nelle nostre mani. Ray Bradbury nel 1953 scriveva un libro di fantascienza chiamato “Fahreneit 451”: partendo dalla constatazione che negli anni ’50 si leggeva meno e tutti guardavano la nuova arrivata Televisione, immaginò in modo visionario che nel futuro i libri sarebbero stati vietati e messi al rogo perché sovversivi. Oggi possiamo vedere quanto le previsioni di Bradbury fossero geniali. Ma già nel libro era raccontata la soluzione: alcuni uomini si erano organizzati di nascosto ed avevano imparato a memoria ciascuno un libro intero. Oggi il settore della agricoltura e degli allevamenti è fortemente ingiusto, dannoso sia per l’ambiente sia per la salute dell’uomo. Qualche scienziato dice che una nuova estinzione dell’animale uomo è ormai inevitabile. Il mio messaggio è che dobbiamo mobilitarci. Dobbiamo certo sollecitare i nostri politici ad impegnarsi sul fronte della tutela dell’ambiente e del riscaldamento globale. Ma dobbiamo prima di tutto cambiare i nostri comportamenti quotidiani: consumare meno energia, in particolare di origine fossile, risparmiare la risorsa acqua, acquistare cibo sano e possibilmente biologico, eliminare la plastica dalla nostra vita, fare a meno di imballaggi inutili, ecc. Ce la faremo ad evitare l’estinzione? Io non lo so, ma almeno ci avremo provato.
Guardare al futuro vuole dire pensare ai nostri figli e ai figli dei nostri figli. Dobbiamo lasciare la Terra meglio di come l’abbiamo trovata (attualmente stiamo facendo l’opposto). Ricordiamoci sempre che “La Terra non ci è stata lasciata in eredità dai nostri padri. Ci è stata data in prestito dai nostri figli” (antico proverbio indiano).

Festival di Bioetica 2024

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