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MANIFESTO PER UNA BIOETICA LIBERALE
 
E’ possibile nel nostro paese una bioetica liberale, una bioetica – intendo – che ponga deliberatamente al suo centro il valore dell’autonomia individuale, che riconosca una netta divisione tra sfera della morale e sfera della legge, che coltivi un autentico pluralismo etico?


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Gruppo dei Ricercatori Italiani sulle Cellule Staminali Embrionali (Gruppo IES)
Manifesto per la ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali: dell’eticità di una “nuova frontiera”.
Roma, 12 Luglio 2007
Pur essendo molto recente, la ricerca scientifica sulle cellule staminali – embrionali o adulte
- ha aperto una vera e propria “nuova frontiera” per lo sviluppo della scienza biologica e della
medicina, tanto che alcuni già osservano che in questo ambito si è aperto un “nuovo paradigma”,
un nuovo orizzonte che alimenta grandi speranze. Nel campo c’è un grande fermento che sta
letteralmente rivoluzionando lo stesso modo di pensare alle strategie per rendere disponibili nuove
e originali armi per combattere alcune gravi patologie che affliggono l’umanità.
L’analogia con la “nuova frontiera” è chiarificatrice ed illuminante per almeno due ragioni.
La prima sta nel mettere in luce che la ricerca in questo campo è tesa ad esplorare un nuovo
territorio della conoscenza ed allargare i confini del sapere. Quella sulle staminali è ancora una
ricerca di base, rivolta a comprendere i meccanismi biologici fondamentali del funzionamento di
queste cellule. È importante sottolineare con forza che si è ancora in questa fase per non
alimentare false speranze o fittizie illusioni in trattamenti “miracolosi”, disponibili dall’oggi al
domani. Non siamo ancora giunti a questo stadio, anche se ci auguriamo che vi si possa pervenire
nel più breve tempo possibile. Una strada ragionevolmente perseguibile per aumentare le
possibilità di giungervi al più presto è di favorire la ricerca a tutto campo su questo tipo di cellule,
dal momento che la preclusione a priori di una qualche opportunità sarebbe irrazionale e contraria
al metodo scientifico.
La seconda ragione per cui riteniamo illuminante l’analogia proposta è che essa consente
di comprendere le resistenze oggi opposte alle ricerche sulle cellule staminali embrionali già
disponibili: da sempre l’apertura di una “nuova frontiera” genera contrasti ed opposizioni, che
sembrano essere tanto più forti quanto maggiori sono le sfide poste alla conoscenza ed alle
abitudini inveterate. Consapevoli di questa situazione e dei tanti interrogativi che il progresso
scientifico in campo biomedico va ponendo alla società civile e alle diverse tradizioni (religiose e
non), noi crediamo che i problemi al riguardo vadano affrontati in modo analogo a quello in uso
nella scienza, ossia attraverso la pubblica discussione tra eguali che esaminano criticamente la
forza delle ragioni addotte da ciascuno, senza la presunzione che qualcuno goda di un qualsivoglia
“privilegio” rispetto agli altri. Ciascuno di noi può sbagliare, ed il modo migliore per evitare errori è il
confronto pubblico, fatto in modo serio, sereno, imparziale e rispettoso delle tesi avverse che sono
sostenute da buone ragioni.
Come contributo a questo confronto, noi sosteniamo il dovere morale di proseguire
nell’ampliamento della “nuova frontiera”, perché la ricerca sulle cellule staminali embrionali
costituisce un passo necessario per lo sviluppo della conoscenza di come si formano i
tessuti umani e di come si ammalino. Secondo noi, questo aumento di conoscenza è già di per
sé eticamente buono e da solo basterebbe a giustificare la tutela della libertà di ricerca scientifica
prevista anche dalla nostra Costituzione. Nel caso specifico, poi, il progresso della conoscenza
apre nuovi orizzonti per la lotta alle malattie ed alla sofferenza, rendendo ancora più diretto il
valore etico dei nostri studi.
Conosciamo le critiche mosse a questo tipo di ricerca in nome dell’assoluta intangibilità
dell’embrione umano sin dalla fecondazione. Non abbiamo la pretesa di chiudere un dibattito
millenario e probabilmente destinato a durare ancora, ma ribadiamo come quella menzionata sia
una specifica posizione tra altre: chi la sostiene non può vantare per essa alcuno specifico
privilegio o superiorità rispetto ad altre posizioni che invece ammettono la liceità (o anche la bontà)
morale della ricerca sulle staminali embrionali, né tantomeno può pretendere di imporla a tutti per
legge.
Dal canto nostro ribadiamo che la ricerca sulle staminali embrionali è eticamente
buona e doverosa soprattutto quando compiuta su cellule già esistenti altrimenti destinate
alla distruzione o all’oblio. Nei sette laboratori italiani che svolgono ricerche anche su cellule
staminali embrionali, queste sono già derivate da tempo (in molti casi anche da vari anni). Invece
di lasciar cadere questa opportunità di conoscenza, noi crediamo sia moralmente giusto utilizzarla
per allargare la “nuova frontiera” del sapere biomedico.
Pur non condividendola, rispettiamo la posizione e le motivazioni di quei colleghi che
evitano di sviluppare ricerche su queste cellule. Respingiamo con decisione, però, i tentativi in
atto tesi a far passare l’idea che la ricerca sulle staminali embrionali sarebbe irrilevante dal
punto di vista scientifico e inutile sul piano clinico e terapeutico, in quanto gli stessi
risultati potrebbero essere conseguiti con lo studio delle sole staminali da adulto. Sul piano
scientifico non c’è alcuna contrapposizione: anche gli scienziati che lavorano sulle sole staminali
adulte riconoscono come tra le due linee di ricerca non ci sia opposizione o discordanza ma
complementarità e “fertilizzazione incrociata”. Risultati ottenuti con le une spesso favoriscono
ricerche con le altre, e viceversa, come mostrato di recente, ad esempio, con la riprogrammazione
di cellule adulte a staminali embrionali. Noi stessi lavoriamo sia sulle staminali adulte sia su quelle
embrionali, per cui ogni presunta contrapposizione è artificiosa e fuori luogo. Sul piano terapeutico,
inoltre, scorretto è il tentativo di chi afferma una presunta superiorità tout-court di una linea di
ricerca rispetto alle altre: invece di affrettarsi a vantare successi terapeutici ottenuti con un tipo di
ricerca si dovrebbe mostrare grande cautela per evitare di creare illusioni in persone che soffrono
di gravissime patologie.
Altrettanto inaccettabile è la tesi che la ricerca sulle staminali embrionali sarebbe molto
costosa e sottrarrebbe fondi a quella sulle staminali adulte. Ciò è palesemente falso: l’Unione
Europea ha finanziato ben 110 progetti sulle staminali adulte e solo 7 che prevedono l’impiego
anche delle embrionali – ed uno solo interamente dedicato a queste. In Italia, poi, non sono previsti
finanziamenti pubblici per le staminali embrionali umane.
Chiediamo si provveda a riequilibrare la iniqua situazione attuale, procedendo al
finanziamento pubblico della ricerca sulle staminali embrionali già derivate, permessa dalle
leggi italiane e regolamentata nella maggioranza dei Paesi europei attraverso chiari vagli
procedurali. Considerata la eguale dignità scientifica ed etica delle due linee di ricerca,
chiediamo che sia facilitato e potenziato l’accesso ai fondi pubblici italiani per il
finanziamento della ricerca sulle staminali embrionali, in modo da evitare la ingiusta
penalizzazione di quest’ultima e l’imbarazzante situazione di chi afferma di non volerla utilizzare
ma poi trae giovamento dalle scoperte di chi limpidamente e legalmente la sviluppa.
Dal canto nostro, ci impegniamo a sottoporre alla discussione i risultati conseguiti ed
i progetti previsti, dal momento che la promozione del confronto pubblico e aperto sulle
ricerche in corso e sulle ragioni a sostegno della loro eticità è non solo una caratteristica
fondamentale del metodo scientifico, ma anche un contributo importante per la crescita
della società civile.
Elena Cattaneo, Università di Milano
Elisabetta Cerbai, Università di Firenze
Gianluigi Condorelli, Università di Roma La Sapienza e Fondazione Parco Scientifico Biomedico
San Raffaele, Roma
Fulvio Gandolfi, Università di Milano
Giovanna Lazzari, Laboratorio di Tecnologie della Riproduzione, Cremona
Salvatore Oliviero, Università di Siena
Federica Sangiuolo, Università di Roma Tor Vergata
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