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MANIFESTO PER UNA BIOETICA LIBERALE
 
E’ possibile nel nostro paese una bioetica liberale, una bioetica – intendo – che ponga deliberatamente al suo centro il valore dell’autonomia individuale, che riconosca una netta divisione tra sfera della morale e sfera della legge, che coltivi un autentico pluralismo etico?


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Comitato Nazionale per la Bioetica
Bioetica e ambiente
21 settembre 1995
Ecologia e bioetica appartengono al ristretto, ma decisivo novero delle discipline che stanno riproponendo con forza, nel dibattito culturale e sociale contemporaneo, il problema della natura e della sua forza normativa. Un problema ritenuto dagli inizi dell'epoca moderna e da parte di tanti filosofi e giuristi alla stregua di un problema antiquato, se non addirittura epistemologicamente improponibile ma che ha riacquistato negli ultimi decenni del nostro secolo una nuova e assoluta rilevanza, a causa appunto delle gravi, angoscianti e spesso imprevedibili questioni ecologiche e bioetiche che hanno cominciato a tormentare l'umanità della fine del secondo millennio.
Per quanto siano molto differenziati i singoli approcci, essi sembrano tutti concordare in questo: ecologia e bioetica richiedono soluzioni non ideologiche (cioè non volontaristiche o meramente pattizie), ma obiettive: calibrate, cioè, e verificate sulle situazioni stesse e sulle loro obiettive esigenze. Calibrate cioè primariamente non su di un calcolo economico, ma sul rispetto della natura e dell'ambiente. Aprire - e con decisione - un discorso bioetico di talfatta è apparso al CNB, fin dal suo primo costituirsi, alla stregua di un compito indispensabile, anche se estremamente arduo. Non è infatti né nelle competenze né negli interessi del Comitato suggerire tecniche ottimali di tutela dell'ambiente. La letteratura in materia è peraltro abbondante e un lettore attento è ben in grado di trarre da essa risposte adeguate.
Al Comitato spetta - come è ovvio che sia - una riflessione bioetica: e questa si condensa tutta nella percezione che l'individuazione delle tecniche di tutela dell'ambiente non è un problema tecnico, ma, per l'appunto, bioetico. E su questo piano, il cammino di riflessione da percorrere è ancora molto lungo. Il documento che si offre all'attenzione dei lettori costituisce una prima presa di posizione del CNB in materia, di carattere introduttivo e generale. Ad esso seguiranno altri, di carattere più specifico, alcuni dei quali già in fase di avanzata elaborazione.
La pretesa di esaurire la riflessione sull'etica ambientale in un unico documento è stata peraltro presa in considerazione, ma è stata abbandonata dal CNB dopo una prima rigorosa ricognizione della complessità e dell'intreccio dei temi.
Il gruppo di lavoro che ha elaborato le linee fondamentali di questo documento è stato istituito nel 1992 ed è stato guidato fin dagli inizi dal Prof. Giovanni Chieffi, al quale va la gratitudine di tutto il Comitato per la passione e la pazienza con la quale ha assolto al proprio compito. Al Prof. Chieffi è stata affidata la stesura dei primi tre capitoli del documento. Per quel che concerne i capitoli successivi, il quarto è stato elaborato partendo da una stesura iniziale del Prof. Martelli, per il quinto, sesto, settimo il CNB deve ringraziare il Prof. Francesco Viola, ordinario nell'Università di Palermo, che in qualità di esperto ha messo a disposizione del gruppo di lavoro la sua competenza di filosofo del diritto, l'ottavo è il frutto del lavoro congiunto del Consigliere Barberio Corsetti e della Prof.ssa Loreti Beghè. Hanno inoltre partecipato ai lavori del gruppo i colleghi Berlinguer, De Carli, Isidori, Landriscina, Leocata, Nordio, Preziosi, Rescigno, Sgreccia, Stammati, Tarro, Zanella. Dopo numerose sedute dedicate alla acquisizione e alla discussione dei materiali di studio, il gruppo, nel 1994, ha iniziato a redigere la bozza del documento ed infine, nelle riunioni del 1995, lo ha elaborato compiutamente. Il testo è stato infine sottoposto al CNB convocato in seduta plenaria nel giugno del 1995; è stato adeguatamente discusso e infine approvato all'unanimità nella seduta del 21 settembre 1995. Il Presidente Francesco D'Agostino.
Sintesi e Raccomandazioni
1. Il presente documento "Bioetica e Ambiente" vuole offrire gli spunti fondamentali per impostare una riflessione sulla "questione ambientale" che è ormai emersa come problema di vitale importanza per la comunità nazionale e internazionale. Il C.N.B. si propone di analizzare, in prossimi contributi, i riflessi che il danneggiamento dell'ambiente può produrre sulla qualità della vita e sulla salute con riferimento ai soggetti deboli (bambini e anziani) e alla fertilità.
2. Sui vari modi di intendere il problema ambientale, si è sviluppato il dibattito della filosofia ambientale, da cui è scaturita l'etica ambientale, cioè quella parte dell'etica che si propone di individuare quali debbano essere le corrette relazioni tra 1'uomo e l'ambiente naturale.
3. Tra le posizioni prevalenti in materia ambientale il C.N.B. ritiene opportuno ricordare le seguenti, che possono essere così sintetizzate: a) etica ecologista o dei diritti della natura che riconosce 1'esistenza di una questione ambientale per cui i comportamenti umani nei confronti dell'ambiente devono essere sottoposti alle leggi della biosfera; b) posizione del rifiuto dell'etica che é diametralmente opposta alla precedente in quanto nega l'esistenza di una "specifica" questione ambientale e considera 1'etica del tutto irrilevante per la soluzione dei problemi ambientali; c) etica ambientalista, che, pur riconoscendo 1'esistenza degli aspetti etici nella problematica ambientale, non ritiene che 1'ecologia sia in grado di fondare norme etico-sociali né, tanto meno, di condizionare le decisioni politiche in materia ambientale.
4. Alcune cause di perturbazioni ambientali da parte dell'uomo risalgono a tempi remoti, ma l'interesse verso i problemi ambientali è cresciuto fortemente solo negli ultimi cinquant'anni a causa degli effetti indotti dall'uso sconsiderato delle risorse naturali a sostegno di un eccezionale sviluppo tecnologico. Quest'ultimo, se da un lato ha favorito il miglioramento delle condizioni di vita, dall'altro ha fatto sorgere numerosi problemi inerenti alla sopravvivenza sul nostro pianeta.
5. Attualmente le principali cause di perturbazione ambientale possono essere ricondotte: a) all'erosione della diversità biologica o biodiversità - una delle ricchezze maggiori dell'umanità - dovuta in particolare alla deforestazione. Tale ricchezza consiste nell'enorme numero di informazioni genetiche possedute da ciascuna specie, anche la più piccola; informazioni che costituiscono un patrimonio evolutivo che 1'uomo ha la responsabilità di tutelare (oltre al fatto che ogni specie animale e vegetale è fonte potenziale di sostanze medicinali, alimenti e altri prodotti di importanza commerciale); b) al progressivo inquinamento dell'aria, delle acque e del suolo a seguito della combustione del carbone e del petrolio, dell'uso di fertilizzanti e di sostanze tossiche e radioattive, che influiscono negativamente sulla salute. c) a problemi specifici, che hanno assunto grande rilievo, e che possono essere individuati nell'inquinamento acustico, nell'immissione nell'atmosfera di clorofluorocarburi (tra le principali cause del buco dell'ozono) e nello sviluppo demografico ove non sia proporzionato alle risorse disponibili.
6. Questi problemi impongono un cambiamento sia dei sistemi di produzione che di quelli di consumo per evitare lo spreco delle risorse e possibili trasformazioni irreversibili. E' ovvio che tali cambiamenti richiedono una nuova visione del modo di vivere che coinvolga il sistema politico-economico. Il C.N.B. condivide alcuni principi-valore generali che sono stati elaborati a livello internazionale e che qui brevemente si riassumono: a) gli Stati, quali agenti sociali della Comunità internazionale, si impegnano a modificare il self-interest nazionale per tutelare l'ambiente inteso come patrimonio comune; infatti dal rispetto dell'ambiente dipende il futuro stesso della specie umana sulla terra (interesse comune dell'umanità); b) l'esistenza di principi (bene comune) impone agli Stati un determinato comportamento per tutelare e migliorare la qualità dell'ambiente, la salubrità dello stesso, proteggere la salute dei cittadini, evitare cioè danni all'ambiente e alla salute e realizzare i1 bene dell'umanità (principio di socialità); c) la protezione di interessi comuni ha determinato un programma di azione e una politica ambientale sia a livello internazionale generale (la costituzione di un Organo delle Nazioni Unite per attuare gli impegni e i programmi ambientali) sia a livello particolare (Agenzia Europea dell'Ambiente) per salvaguardare la natura e preservare le risorse naturali (principio di responsabilità); d) 1'individuazione di principi e regole che guidino il comportamento e la pratica dell'azione internazionale contro la "minaccia ecologica" (obbligo di cooperazione internazionale per fronteggiare i rischi ambientali di portata mondiale, obbligo di informazione tempestiva di pericoli di inquinamento, aiuto ai Paesi in via di sviluppo per i problemi ambientali, etc.) mira a realizzare un'etica pubblica di ispirazione weberiana (etica della responsabilità); e) conseguenza di tale responsabilità è la necessità di una cosciente partecipazione alla conservazione dell'equilibrio generale e del patrimonio naturale per evitare uno sviluppo basato su uno sfruttamento delle risorse non rinnovabili (sviluppo sostenibile); f) la responsabilità va condivisa a tutti i livelli (del singolo individuo, locale, regionale, nazionale, comunitario e mondiale). E' questa un'esigenza fondamentale, riaffermata nel principio di sussidiarità.
7. Aderendo ai principi surrichiamati e consapevole che questi debbono essere tradotti in azioni positive e coerenti, il C.N.B. auspica che a livello statale, regionale e delle autonomie locali sia previsto 1'intervento, in tutte le sedi decisionali, di adeguate competenze pluridisciplinari in materia ambientale, e che la valutazione dei problemi ambientali costituisca parte integrante della programmazione territoriale, sociale e dello sviluppo economico. Per quanto riguarda la diffusione della coscienza ambientale a livello individuale e delle formazioni sociali spontanee, il C.N.B. rileva che da una prima reazione al degrado ambientale basata sulla convinzione del diritto di ciascuno a proteggersi contro i danni che un ambiente ostile può procurargli (diritto alla vita), ci si è evoluti verso la consapevolezza del dovere di non danneggiare 1'ambiente per non subire danni alla salute (diritto alla salute), quindi verso la consapevolezza che 1'uomo come specie - e quindi anche le generazioni future - deve poter godere di un ambiente migliore (diritto all'ambiente), e infine verso la concezione dell'ambiente come un bene in se stesso, un'entità autonoma che ha diritto alla propria esistenza (diritto dell'ambiente). Auspica in proposito che siano poste in essere nuove strategie e in primo luogo sia definito un programma nazionale di pedagogia ambientale (da attuare nella scuola, nei servizi, nel mondo del lavoro anche valorizzando 1'opera delle formazioni spontanee) in modo da radicare nelle nuove generazioni i valori ecologici come parte integrante della formazione professionale, per la salvaguardia del bene comune e dei diritti del singolo.
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