Genova, P.zza Verdi 4/4 - 16121

 
MANIFESTO PER UNA BIOETICA LIBERALE
 
E’ possibile nel nostro paese una bioetica liberale, una bioetica – intendo – che ponga deliberatamente al suo centro il valore dell’autonomia individuale, che riconosca una netta divisione tra sfera della morale e sfera della legge, che coltivi un autentico pluralismo etico?


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Il Secolo XIX

venerdì15 dicembre 2017

pag.3

L’INTERVENTO

Politica finalmente sensibile alle richieste degli individuiLuisella BattagliaL’approvazione della legge sul biotestamento inaugura una pagina importante nella storiadel nostro paeseinnanzitutto sul piano dei diritti individuali,per l’affermazione del principio del consenso informato attorno a cui ruota la cosiddetta ‘rivoluzione liberale’ in medicina, incentrata sull’idea di autonomia della persona. Ma la legge rappresenta anche, a mio avviso,un decisivo punto di svoltaper la convergenzache si è verificata su un tema eticamente sensibile come il fine vita, oggetto didecenni di lotte e diinfinite controversie tra opposti schieramenti ideologici. Per la prima volta abbiamo assistitonon all’ennesimaguerra di religione tra sostenitori di opposte visioni –come nel caso della legge 40 sulla fecondazione assistita –ma alla responsabile costruzionedi un impegno comunee di uno sforzo condivisodi credenti e non credenti.Sappiamo che c’è stata un’attenta valutazione del testo di legge da parte delle gerarchie vaticane e, inquesto quadro,di particolare significato sono apparse leparole di papa Francesco, con la sua richiesta di “un supplementodi saggezzaperché oggi è insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono effetti potenti sul corpo ma talora non giovano al bene integrale della persona”. Parole che,se richiamanoesplicitamentele riflessioni del cardinale Martini aproposito del caso Welby,si collocanoperfettamentenella scia dei principi della dottrina cattolica, a partire dalla dichiarazione di Pio XII del 1957 secondo cui “non c’è obbligo di impiegare sempre tutti i mezzi terapeutici potenzialmente disponibili”.Quello che qui emerge è tuttavia una sensibilità nuova, un forte accento sull’umanizzazione del morire che mette in guardia dal pericolo dell’accanimento terapeutico e sottolinea, nel contempo che “non attivare mezzi sproporzionati o sospenderne l’uso è compiere un’azione che ha un significato etico completamente diverso dall’eutanasia”.In tal modo si sono potuti evidenziare i punti di una negoziazione possibileda parte di una politica finalmente sensibile alle richieste personali degli individui e attenta ailoro bisogni esistenziali più profondi.Negoziareè compito assai arduo perchésignificaimpegnarsi pergiungere a quello che si chiama “consenso per intersezione”, per cui, purpartendo da prospettive di valoreassaidiverse,si ritienetuttavia possibile pervenire ad un nucleo minimodi decisionisu cui si possa ragionevolmente convenire Ecco quindi, in estrema sintesi, quanto la legge hafaticosamente costruito:noall’accanimento terapeutico, al suicidio assistito, all’eutanasia, sìal rispettodell’autonomia,della dignità della vitabiografica e non meramente biologica,alla cura del morentee quindialle terapie palliative. Punti decisivi su un tema cruciale che ha divisoprofondamentelo stesso mondo cattolico al suo interno e cheha provocato –è storia recente –le prese di posizione più integraliste di chipaventava“l’eutanasia mascherata”,”
2l’eugenetica nazista”, “l’omicidio di stato”.Nulla di tutto questo.In realtà,-occorre ricordarlo? -le dichiarazioni anticipate di trattamento, così come previsto dalla legge, lungi dal comportare alcuna deriva eutanasica, consentono a ciascuno, se lo desidera, in piena libertà e coscienza, di esprimere le proprie volontà circa le cure da ricevereo da respingere, nel caso perdesse la facoltà di decidere a causa di una malattia o di lesioni traumatiche. Una facoltà, dunque, non certo un obbligo.Come ogni testamento, anche quello biologico, è del tutto volontario e può essere sottoscritto se –e solo se –si ritiene che sia preferibile e più saggio prevedere una situazione estrema e fornire indicazioni in merito per evitare sia di affidare ad altri decisioni che dovrebbero riguardaresolo la nostra coscienza, sia di gravare parenti e amici della responsabilità non condivisa di decisioni difficili da assumere.Per questo dovremmo salutare con favore una legge seria e civile che si configura come uno strumento giuridico idoneo a regolare situazioni eticamente controverse.

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